32 « Siccome 1’ antica Toscana mirabilmente conciliò il culto delle tradizioni al prudente e animoso amore di belle novità; così pare che la moderna si sforzi, come i tempi mutati portano, d’ accozzare 1’ antico, già morto, col nuovo men degno di vita ; e di qui la doppia generazione di scrittori smaniosi di strani ardimenti, e d’ altri che nel passato ricercano forme di stile e norme d’idee ; questi più novatori, e quelli più incitatori che non si pensino. I versi del signor Giosuè Carducci samminiatese, ritraggono di cotesto amore fra timido e ardito, fra tenero e cruccioso, a’ tempi passati ; ma con la squisita accuratezza e col calore d’ affetto che mostrano, danno promessa d’ingegno che saprà in più potenti modi conciliare le contraddizioni del secolo convulso e diviso in sè. » Queste parole si leggono nel giornale « L’Indipendente » di Torino, (edito dalla tipografia scolastica di Sebastiano Franco e figli) al n. 271 di domenica 13 settembre 1857. Il foglio era allora molto diffuso in Piemonte ed anche fuori; tra i collaboratori più noti, oltre il Tommaseo, sono da ricordarsi Giuseppe Regaldi e Giuseppe Allievo, Francesco Domenico Guerrazzi e Giulio Carcano. Di una singolare missiva del Tommaseo Tra le molte missive di Niccolò Tommaseo; disseminate in riviste e in periodici autorevoli, nessuna può eguagliare, a mio giudizio, quella diretta alla signora Antonietta Romito de’ Romiti vedova Cuniberti, per l’accorata meditazione e pei sentimenti di affettuosa gentilezza largamente profusi dall’A. verso persone conosciute ed amate, cui danno rilievo i nostalgici accenni alla capitale subalpina (*). Il Dalmata scrive alla vedova Cuniberti alcune settimane precedenti il suo mortale trapasso, ed ha il presentimento delia prossima fine. Nelle sue parole vi è calma, serenità, rassegnazione pacata ai dolori della vita. La signora Antonietta, di origine probabilmente toscana, aveva sposato il colto piemontese Silvestro Cuniberti, il quale tenne residenza a Torino come medico, e passò più tardi in Serbia, con la famiglia, al servizio del principe Milos Obrenovic, quale consigliere. Purtroppo, le vicissitudini politiche lo travolsero, ed ebbe a subire gravissimi disastri materiali e morali, che gli abbreviarono 1’ esistenza. La vedova, signora Antonietta, dopo le sciagure sofferte, fu costretta a ritornare a Torino coi figli, ove abitavano i parenti del marito, il padre, ed il fratello sacerdote; lì conobbe il Tommaseo nel 1855. L’operoso medico Silvestro Cuniberti è ricordato in questa lettera perchè autore della pregiata opera intitolata Essai hi- (') La trascriviamo dal libricino di Giovanni Lanza: «Lettere di N. T. », Torino, tip. S. Giuseppe, 1878, pagg. 90-92. - Cfr. L. Mannucci : «Tommaseo» (in «Scuola e Cultura », ottobre 1938, pag. 343 e seguenti).