61 eminenti quali Camillo Cavour, il Conte Federico Sclopis, Antonio Rosmini, cd altri insigni personaggi : 1’ accademico Giacomo Thierry, il letterato Eugenio Rendu, il critico Francesco Perrens. il professore Ernesto Renan. Vediamo le linee fondamentali della trattazione, che tanto c’ interessa. L’Autore sostiene che nulla giova alla dignità delle lettere ed alla conservazione della libertà quanto 1’ osservanza dei doveri imposti a chi scrive; segnalare gli abusi che si commettono e i pericoli che quell nascondono, è opera necessaria ai fini sociali. Le lettere sono un’ arma che può tornare ad onore od a vergogna di chi l’impugna; secondo il buono o triste uso che se ne fa, possono essere un beneficio o un flagello dei popoli. Nella scala dei valori umani, dopo il sacerdote viene, a giudizio del Paravia, lo scrittore. Questi, che possiede in grado eccellente la facoltà del pensiero e la parola, cioè il mezzo per esplicarlo, può dirsi un essere privilegiato da Dio, in quanto possiede un dono che è negato alla maggior parte degli uomini. E’ concesso allo scrittore di valicare tutte le età, di penetrare in ogni paese. Elementi del suo ufficio sono le scienze naturali, i dogmi della fede, i pregi della morale ; le sue esortazioni sono salutari perchè rendono migliore chi ascolta. Sotto questo aspetto egli è un campione, un apostolo di Dio, e come tale compie la sua missione. Sempre ha 1’ obbligo di dilendere le verità religiose e di propagandare il sentimento patriottico, poiché le idee di religione e di patria non vanno disgiunte. In fronte allo Statuto, Carlo Alberto pose la religione, che viene da Dio, ed è fatta per l’uomo, per la felice risoluzione di quei problemi che i più acuti fiiosofi tentano invano di risolvere. Ben è vero che gli scrittori empi e sacrileghi, del pari che gli uccelli di rapina van sempre soli, nè fanno torma. Ma il loro danno è certo. I dubbi circa la morale e la fede sono assolutamente perniciosi; conducono al nulla. Per contro, credere è un principio di vita, guai se all’ uomo è tolta la fede ! Insieme con la libertà ci deve esser cara la religione, e con essa il pudore, la rettitudine, che presidiano la pace delle famiglie e degli stati. E però lo scrittore, che si oppone ai sentimenti più nobili del cuore umano, si rende responsabile della connivenza di chi lo segue e dello zelo di chi lo combatte. Chi offende le verilà religiose e quelle morali, perde la sua autorità di scrittore ; per questo motivo non sono stimati coloro che scrivono nelle cronache e nelle storie, nel teatro, nel romanzo, nella poesia, ciò che fa rcbbrividire la natura; di qui 1’ egoismo, l’arroganza, il pessimismo. Dove sono nascosti - esclama qui il Paravia - il santo ardore di patria, la candida amicizia, la confidenza ingenua, il trepido amore? Colpa degli scrittori irreligiosi e disonesti. Insomma del potere che dà la dottrina e l’ingegno non bisogna assolutamente abusare; ecco un’altra responsabilità. Eppure gli scrittori sono il fiore della nazione ! Dopo un accenno a coloro che giudicano con eccessiva facilità degli errori dei governi e dei torti dei popoli, delle manifeste violenze e dejle coperte corruzioni, così conclude il Paravia : « Ho segnalato gli abusi della libera parola, non tanto per salvare gl’ interessi delta morale e della fede, non tanto per salvare 1’ onore dei nostri studi, ma per salvare il palladio della libertà, la quale, fondata spesso dalla coraggiosa parola, più spesso ancora dall’abusata parola è distrutta. » Con le bestemmie, con le calunnie, con gli scandali non contaminiamo la più preziosa facoltà che Dio ci ha concessa, quella di pensare e di scrivere. « Così operando, noi manterremo al Piemonte quella opinione di educato e di onesto, che sempre il distinse dalle altre parti d’Italia; noi renderemo testimonianza onorevole alla Casa di Savoia, che tale con le sue leggi e co’ suoi esempi lo fece ; e poiché è assioma in politica che ogni