22 « congiunge ininterrottamente il D’Annunzio adolescente al D’Annunzio fautore « della campagna etiopica ». Per questa linea eroica in cui uomo e poeta ritrovano la loro coerente unità, noi non possiamo fare a meno di considerate D’Annunzio come un precorritore delle odierne aspirazioni italiane, un invocatore della politica ferma e diritta del Fascismo. Egli, con quel sensibilissimo istintivo intuito che lo caratterizza, aderì prontamente al nuovo travolgente movimento mussoliniano, riconobbe il significato e la portata della Rivoluzione. E che egli abbia precorso questo movimento di fede, ne sia stato il S. Giovanni predicante nel deserto, noi possiamo affermarlo in quanto egli, in parte cospicua delle sue opere, si compiacque di bandire il verbo progmatistico dell’azione, intese la vita come volontà di dominio, sferzò la fredda inintelligente ostruzionistica politica di governi deboli ed inetti, diede alla sua parola un accento volitivo, una energia ascensionale, considerò l’azione come impulso, spinta decisa, volontà di conquista. Le pagine della sua poesia civile non possono quindi essere considerate soltanto come pagine di letteratura, sia pure extrapoetica ed extraestetica, visione quindi umbratile di sogno: esse sono soprattutto pagine di vita, stimolo d’eroismo, azione patriottica spiegata a risvegliare negli animi degli Italiani la convinzione più cosciente della loro potenza nella stessa conservazione delle loro più pure tradizioni. Pagine che talvolta assumono un vero valore programmatico, divengono schermaglia spietata contro tutte le forze nemiche che ostacolano più o meno apertamente il cammino vittorioso e deciso della nostra Nazione. Più che l’Alfieri, più che i poeti del nostro Risorgimento, più che il Carducci stesso, egli possiede la chiara visione di quella che è la missione più alta del poeta : quella di risvegliare nelle coscienze 1’ orgoglio nazionale ; la voce del poeta deve risuonare come squillo di guerra, deve essere 1’ epopea che accompagna il popolo nella sua marcia. Tanto più poi la poesia di D’Annunzio acquista d' efficacia quando le si deve riconoscere il valore di fase preparativa alla sua azione politica. È chiaro che, in questa sede, a noi interessa soltanto la poesia civile; ed è implicita ancora nelle mie parole la dichiarazione che, come la sua poesia civile è sottolineata e commentata riga per riga dalla sua azione diretta, dalle sue gesta guerriere, così queste vivono della loro più fulgida luce e trovano la loro esaltazione appunto nell’opera poetica che le precede, le accompagna e le segue. Dirò ancora che, mentre la poesia lirica e le prose di romanzo e alcune delle tragedie dannunziane interessano più direttamente il critico letterario ; la poesia civile interessa invece ed è dallo stesso Poeta diretta a tutta la Nazione, a tutti i suoi cittadini. E male hanno fatto certamente quei critici che nello studio della poesia dannunziana hanno trascurato questa che noi invece dichiariamo la sua parte più vitale. A nostro conforto però dobbiamo aggiungere che pur c è stato in questi ultimi tempi, in cui finalmente s’è acquistata la chiara consapevolezza di tutti i valori della vita, qualcuno il quale ha detto : « Se « non (si) vuol peccare di astrattismo storico, (si) deve dare grande valore