38 Ricordate la bellissima dedica: «Ai piccoli figli di Zara che lieti folleggiano nei popolari trastulli, gentili schiere legate al mio affetto, con serena rispondenza dell’ anima mia, dedico questa raccolta, sereno diletto d’infantili ricordi e laborioso conforto di studi senili ». « Laborioso conforto di studi senili ». E che fu laborioso lo documenta nella prefazione : come gli riuscisse difficile il procurarsi dall’estero (dove allora, eccezion fatta per il Pitrè, gli studi di folclore erano più avanti che da noi) un discreto corredo d’opere sussidiarie, come gli riuscisse impossibile fare un viaggio lungo la costa dalmata, eppoi « il materiale troppo vasto, l’indifferenza dei patrioti, saturi di politica, il nessun aiuto di chi avrebbe potuto offrirlo... ». Ringrazia invece riconoscente l’Avoscani di Ragusa, il Nicolich', il Brunelli, il Benevenia ed altri che da Spalato, Sebenico, Curzola ecc. gli furon prodighi di aiuti e di consigli. Ricorda ancora il Forster e sopratutti il Willenik che lo aveva con « una opera preziosissima » preceduto in un ramo di tali studi. Descrive, studia, commenta e confronta poi ben 241 giuochi popolari fra infantili, fanciulleschi e alcuni pochi per adulti, facendo precedere quest’ opera capitale da tali appassionate parole : « Nel giro di pochi anni questo mio diventerà un libro fossile e servirà tutt’al più, non come testo di confronto ma come documento di vita o di costumi passati. Scompariscono tutti questi nostri poveri giuochi per rivivere sotto altre forme di lingua e di cultura, che a noi di giorno in giorno inesorabilmente si so-vrapongono, che noi li vedremo forse fra non molto metamorfosati sui nostri campielli e ci domanderemo trasognati se codesti sieno veramente i giuochi nostri rinverditi come gli alberi a primavera sotto altre scorze. Siccome non si cava mai la sete se non col proprio vino, così io mi ritengo per ora soddisfatto di quel poco che mi sono ingegnato di compiere col materiale zaratino restando sempre, come in tutto, Zara la più ricca anche in tal genere di messe, circa le tradizioni popolari, tradizioni che nessun evento potrà carpirci, se non altro come documento di tradizione, palpito e rimpianto della nostra vita passata ». Prima di passare alle varie monografie di storia patria accenneremo a un articolo scritto nell’ « Ateneo Veneto » nel 1889 in occasione d’ una ennesima interpretazione, data questa volta dal mons. Fosco, al satanico verso « Papa Satan pape Satan aleppe > « Non è la prima volta - scrisse allora il Sabalich - che letterati dalmati scendono in lizza per tentare di sciogliere gli enigmi danteschi, e dal Tommaseo il quale meglio che commentare intuisce il divino poema, al prof. Lubin che con acutezza di vedute filologiche gareggia coi dantofili di Germania nello svelarne le somme creazioni, nessuno è rimasto indietro nell’ immane lavorio che dura da oltre cinque secoli, e oggi è la volta di Mons. Fosco, vescovo di Sebenico, che intende di dare ebraica-