38 A questa lettera, piena di giovanissima sincerità e di caldo affetto, il Tommaseo, che era così paziente a farsi leggere lettere ricevute ed a dettare le risposte, (‘) risponde il 26 febbraio, dando tutti i suoi buoni consigli e un paterno incoraggiamento. Preg. Signore 26 febb. 58 Distinguo nella sua lettera le parole d’ affetto da quelle di lode soverchia, e dell’ affetto principalmente ringrazio, e vorrei che le lodi sue fossero state meno per potere io dirle quanta lieta speranza concepisca da questo suo saggio, del quale ingegni anco più adulti menerebbero forse vanto. Dunque, non Le dirò di que’ luoghi non pochi dove e il verso e lo stile mi paiono attestare e buoni studii e ingegno nato a cose maggiori ; ma non posso non Le accennare la pena del delirio di Vamina, come quella che alle molte simiglianti sue comparasi senza sembrare imitata. Ma perchè non offrire, quale la storia ce l’offre, Sampiero, tra Corso selvaggio e cavaliere gentiluomo, che innanzi di sagrificare alla meditata sua ira, anzi all’ idolo della patria, la moglie, si leva il cappello, e le chiede perdono? Quest’ era punto tragico nuovo, quali il vero solo può darli, umana fantasia non li crea. L' avere Lei scelto un soggetto della storia corsa, un soggetto fervente di pietà patria, non può certamente essere riprovato da me : non di meno Le confesserò che amerei d’ ora innanzi prescelti da Lei e da’ suoi pari quegli argomenti di narrazione e di dramma dove la pietà non sia sopraffatta dall’ odio, dove non suonino neanco i nomi di pugnale e di vendetta, ma in luce aperta e serena apparisca il coraggio, e dalla pena necessaria del male l’affetto del bene e degli uomini spiri maggiormente efficace. Lo spirito corso, è qui reso al vivo, e sentita la storia de’ tempi: ma sulle labbra d’un Piemontese il nome di Genova pronunziato con dispregio mal suona. E vorrei che le aspirazioni de’ Corsi alla Francia non fossero senza una qualche parola di lontano presentimento a quel che doveva alla Corsica costare 1’ aiuto di Francia. Non toccherò del suicidio, che, anche quando la storia lo dia, non mi pare doversi dal poeta presentare come scampo da’ mali e rimedio de’ falli. E quand’ anco la storia Le desse un frate perfido, come causa principale delle calamità di Sampiero (che sarebbe quasi mostruoso nella storia di Corsica in cui preti e frati si mostrano cittadini) ; io vorrei messo piuttosto da banda il tema, che fermato il pensiero sopra cose le quali non fanno che irritare odii impotenti e funesti, e troppo già fomentati da anime e da ingegni volgari. L’ingegno e l’anima sua sono degni d’ ascendere ben più alto : e ascenderanno. Vegga in Corsica appunto e in Grecia, e dovunque le guerre di libertà ebbero fine onorata, la religione (*) Vedi Alberto Sodi, op. cit. pg. 43.