zione dei giovani irredentisti a colorire il quadro della realtà con le tinte più fosche, a fustigarsi con le accuse più atroci, per vincere l’inerzia, per suscitare 1’ energie, per provocarle ad una reazione risolutiva. (*) E che di una reazione ci fosse bisogno, bastano a persuadercene le cifre addotte da Federico Pagnacco sulla reciproca situazione degli italiani e degli allogeni nella Venezia Giulia e nella Dalmazia. (2) « La fede saldissima, la volontà disperata, degli italiani di Trieste e della Venezia Giulia, quanto avrebbero potuto ancora » - si chiede il Pagnacco - « contro l’incalzare delle ondate immigratone che precipitavano da settentrione e da oriente?». La guerra fu 1’ operazione chirurgica cui la natura ricorse per ricondurre gli organismi nazionali dallo stato patologico allo stato normale. Le generazioni dell’ irredentismo si trovarono al loro posto, pronte a confermare coi fatti il verbo della loro fede. L’ albo de’ Volontari delle Giulie e di Dalmazia di Federico Pagnacco e quello dei Deportati della Venezia Giulia nella guerra di liberazione di Ettore Kers (3), sono lì a documentarlo eloquentemente. (4) Quei documenti non sono mere testimonianze di un momento storico superato per sempre : sono prove irrefutabili d’una « verità sperimentata ». Noi dobbiamo, cioè tutti gl’ italiani devono coltivare la tradizione dell’ irredentismo come la fonte di energie morali e ideali che contribuirono alla formazione dell’ Italia moderna e che guai se venissero a cessare ! Sono quelle che devono impedirci di tornare indietro : sono quelle che devono mandarci sempre più avanti. Irredentismo senza romanticismi o irredentismo integrale ? Per chiarire la concezione dell’ irredentismo, riconducendolo alla sua vera essenza, Mario Alberti scrisse un corpulento volume, al quale diede (’) « Il giudizio sfavorevole », pronunziato dal Mussolini sopra il nostro irredentismo, « partiva » - come giustamente riconosceva anche La Libertà di Trento (13 dicembre 1922) - « da uno stato d’animo nazionale sensibilissimo e mirava ad uno scopo di superiori valutazioni nazionali ». (-) Il contributo della Venezia Giulia e della Dalmazia alla guerra di redenzione, in «Pagine di passione giuliana», Trieste, 1932. (3) Pagnacco, Volontari ecc., Trieste, Tip. Mutilati e Combattenti, 1930-VI1I (Il ediz.); Kers (Chersi), I Deportati ecc., Milano, Casa ed. R. Caddeo e C., 1923; BRUNO COCEANI, 1919, L' opera della « Trento-Trieste » nelle terre adriatiche e la spedizione di Fiume, Trieste, Tip, Mutilati, 1933-XI; L’opera della Commissione centrale di Patronato tra i fuorusciti adriatici e trentini durante la grande guerra, Trieste, Editoriale Libraria, 193S-XVI. (Del Coceani parecchi scritti ne « La Porta Orientale », tutti interessanti e importanti). (4) Per il Trentino, è da vedere Oreste Ferrari, Martiri ed Eroi trentini della guerra di redenzione, Trento, Editr. La Legione Trentina, 1934 (IV ediz.); Gino Mar-ZANI (e altri), Il Martirio del Trentino, Milano, 1920 (II ediz.).