34 pochi versi : fanno la serenata i mandolini : al dolce strimpellio de i sonatori abbaian dai bragozzi i cagnolini. E questi di « Venezianina »: 11 piede ha grosso nella calza bianca la vesticciuola rosa di percalle, la pupilla ha di fuoco, l’aria stanca, sul petto due sfacciate rose gialle. Come si vede poesia dialettale anche se scritta in lingua, ma nè migliore nè peggiore di tanta altra poesia dialettale dell’ epoca come quella dei minori romani il Zanazzo e il Santini, del Testoni o del Fucini, del Sarfatti a Venezia o del Piazza a Trieste. Invece in alcuni « Sonetti Zaratini » e in quelli di « Bufonade » il Sabalich si sente tanto padrone del vocabolo e dell’ argomento da osare accostarsi alla maniera dei grandi modelli, il Belli ed il Porta; eppur non raggiungendo mai la classica grandezza della loro satira, fà sfoggio d’ un dialogo egualmente serrato e pieno di chiaroscuri : il nostro popolo, quello di Trastevere e quello di Piazzetta Marina, ha avuto per fortuna sempre l’intuito svelto e la lingua pronta; in alcuni sonetti poi il Sabalich, che aveva allora da poco oltrepassata la trentina, non può scordarsi dei poeti veneziani licenziosi, il Baffo e il Buratti, ma li ricorda con una certa misura. Edito postumo nel 1931 per le premurose cure della moglie, il po-limetro dialettale « Le campane zaratine » in sette parti, quanti sono i campanili di Zara, meriterebbe una più larga diffusione fra le famiglie della nostra città perchè, sintetizzando la storia delle chiese zaratine, rievoca tutta la storia della città, ne illustra l’arte e la leggenda e ne canta gli amori e gli odi, i sorrisi ed i pianti con quel linguaggio goldoniano condito di sale attico e - come scrive il Nediani nella prefazione - « permeato di una vena fresca e sottile di quell’ humor che è una prerogativa speciale del poeta ». La lapide sta là dal Cinquecento (el sete ottobre del settantaun ricordà da nissun). La parte intitolata a « Santa Maria » più ricca di avvenimenti contemporanei (il mese di maggio, il Corpus Domini, il Sepolcro ecc.) si nota per una certa quale grazia caricaturale fine e gustosa; ascoltate come cantano e pregano le bimbe nelle navate settecentesche : ma mejo de 1’ organo — ’sti vivi violini sospira e gorgheggia — che i par canarini ! Le prega le prega..... — le vose de argento par quelle de i angeli, el canto le scalda, Gesù benedeto sbeleto mai più.