20 opportuna prefazione a una breve sintetica rievocazione della sua opera : « Taci. Su le soglie del bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane. Ascolta.....». E parole più nuove sono quelle che noi leggiamo nel Poeta ; parole quasi non nate da lui, ma da quella stessa Natura che, o fecondata dal folgorante solleone, febbrile, assetata, fa pesare la terribile maturità della Messe nel meriggio (son parole sue), e risveglia nelle vene del poeta quella sete che gli è più cara che tutte le dolci acque dei ruscelli ; o, piovendo dalle nuvole sparse sulle piante del bosco, schiude 1’ anima a freschi pensieri : o infine incurva col delicato lavoro dell' onda e del vento il lido rigato così come il palato, come il cavo della mano ove il tatto s’affina. Così, con queste parole dei suoi versi alcyonii che io ho parafrasato, il poeta intende la Natura ; e noi potremo sentire, ammirare, giustificare tutto D’Annunzio solo quando vedremo in lui il poeta che cantando la Natura la domina; quella Natura che, imprecata da G. Leopardi come inesorabile fato, temuta da G. Pascoli come ignoto mistero, è da lui invece sempre cantata come terra pregna di frutti, fecondata nel connubio col sole e con l’aria, terra ricca essa stessa di sensazioni carnali e sanguigne. Qua, in questi versi alcyonii, irrorati anch’ essi di linfa terrestre, nati anch’ essi per quel mistero non tenebroso nè pauroso ma illuminato di sole e di luce per cui nascon le messi, in questi suoi versi di panica esaltazione della Natura dominata e vinta, più che nelle sue Orazioni e nei suoi Messaggi, più che nei suoi versi spronanti alla conquista d’ un impero ideale, »noi ritroviamo il più vero, il più sincero poeta civile, il più certo preannunziatore di destini più luminosi. G. D’ Annunzio è l’uomo che ardisce e non ordisce, che osa e non trama, convinto che ogni potenza nemica, sia pur essa la natura medesima, va vinta affrontandola direttamente, con braccio inflessibile, con mente chiara e cosciente della propria superiorità. 11 suo atteggiamento, quando si prescinda da alcune sue opere del periodo così detto romano, in cui è più accentuata quell’ispirazione estetizzante che fu detta decadentismo, il suo atteggiamento, ripeto, è sempre eminentemente costruttivo, volontaristico, ascendente : mai negativo, fiacco, disfattista. In questa sua fede è il più fecondo insegnamento per le giovani generazioni, in questa sua fede che mentre gli detta i suoi versi più ispirati, gli suggerisce anche le sue più persuasive e calde orazioni, lo mette quasi solo a fianco a Benito Mussolini nella lotta per l’intervento, lo scaglia con un manipolo di legionari alla liberazione e conquista di Fiume, e infine, a quasi ottant anni, lo fa colpire dalla morte improvvisa ancora vigoroso di mente e di spirito, in un’ ora di ancor fervido lavoro.