9 e il non aver questa potuto resistere all’ urto degli avvenimenti, proprio nell’ ora in cui avrebbe dovuto provare la saldezza della sua compagine militare e politica, conferirà all’ irredentismo una importauza assoluta nella storia dell’ultimo secolo ». L’irredentismo, basato sopra una necessità di fatto, la sicurezza strategico-geografica dei confini nazionali, si convertì via via di fatto materiale in fatto morale, la sicurezza strategico-geografica dovendo essere integrata, sostenuta e garantita dalla sicurezza psicologica e culturale. L’elaborazione di questa « coscienza di frontiera » e la sua conservazione sono il còmpito e il merito delle popolazioni abitanti ai margini della nazione. Che l’Austria si opponesse, che l’Italia ufficiale lasciasse fare, che la non ufficiale volesse o non volesse, per noi, di qua de’ confini, era del tutto indifferente. Noi sapevamo e sentivamo che il problema dei confini nordorientali presto o tardi si sarebbe dovuto risolvere e tanto ci bastava. Non per noi soli, ma per l’Italia, ma per la pace del inondo.^) « I grandi ideali della storia - osserva Giovanni Mira, nel suo magnifico volume Autunno 1918 (2) - non muoiono mai ». L’irredentismo era « un’ idea-forza », era la « fede nella nazione come più perfetta forma di convivenza umana, come organismo provvidenziale, voluto da Dio, composto di inviolabili fattori etnici, storici, morali ». Di questa idea-forza noi abbiamo visto gli effetti attraverso gli episodi più salienti della nostra istoria regionale. Ma il punto cruciale per l’inizio della fase decisiva rimane pur sempre il sacrificio di Guglielmo Oberdan. Fu come l’ordine di organizzarsi. Non potendo farlo sotto il nome del Martire, si pensò di farlo sotto il nome di un poeta, morto due anni dopo di Lui : Giovanni Prati. Ma la società « Giovanni Prati », fondata in Bologna dal goriziano Guido Morpurgo (s), non ebbe lunga vita. Ci voleva un’ organizzazione al di qua dei confini, che lavorasse entro la orbita legale, metodicamente, nel campo della cultura, dove più si agisce sopra le coscienze : e a ciò provvide meglio la « Pro Patria » del roventano Augusto Sartorelli (1885), sostituita, dopo lo scioglimento del 1890, (') Di questa « coscienza di frontiera » si fece interprete, dopo la redenzione, un apposito giornale, intitolato per 1’ appunto, La Frontiera, edito a Trieste, per cura di Guido Slataper e Federico Pagnacco, come organo dei Mutilati e Combattenti delle Giulie, della Dalmazia e del Friuli. Iniziò le sue pubblicazioni nel 1924 e visse qualche paio d'anni. Interessante quale espressione di coloro che avevano sostenuto, da combattenti, il più grave peso della guerra. (2) G. MIRA, Autunno 1918 (Come finì la guerra mondiale), Milano, Mondadori, 1932. (3) Giulio Morpurgo, La Società « Giovanni Prati » nel 1888, (nel Numero unico Per Giovanni Prati, nell’ occasione del trasporto della sua salma da Torino a Dasindo, 30 giugno-1 luglio 1923 ; Trento, Tip. Scotoni e Vitti, 1923) ; Leone Veronese, nel « Piccolo della Sera », Trieste, 29 marzo 1937.