36 I monologhi in lingua « Il linguaggio senza parole », « Essere non essere », « L’ amico dell’ uomo » - recitati a Milano, a Firenze, a Genova, a Torino, a Venezia, a Trieste, alcuni dal brillante Podrecca, altri dal Treves - coi loro accenni alle invenzioni dell’ epoca, colle loro allusioni alla politica scolastica (Villari, Bacelli, Bonghi, Gianturco), con qualche libertà istrionica, e soprattutto coi loro spessi giuochi di parole (« la cucina per noi diventava un lusso e a noi occorreva il lesso »; « la lingua, Dante l’ha fatta, Petrarca l’ha ingentilita, Boccaccio l’ha abbellita, ed ora qualcuno 1’ ha abolita »), ricordano palesemente, sin dai titoli, più che del classico Rasi, la maniera dello spassoso Gandolin. In lingua scrisse alcuni atti unici e alcuni proverbi non caduchi, piacevolissimi ancora oggi alla lettura e adatti ancora oggi all’ allestimento scenico, naturalmente da filodrammatici, molto più che non lo siano tutte le ingenue commedie che vanno dal Gherardi del Testa all’ Adami ; in ¡specie alcune commedie pubblicate nel dopoguerra in « Gentilissima », come il « Cerchio magico », « La Diva », « Cuor di bambina », « Il morticino », « Don Giovanni » ecc. e due-tre fra le prime pubblicate nell’ «Annuario Dalmatico », come « Fra i due litiganti... » e « Duetto finale » non saranno di certo eternamente attuali, ma sono una piacevole lettura anche per la gioventù smagata d’ oggigiorno. Dato il numero rilevante di commedie scritte dalla fecondissima penna del Sabalich, non ci è possibile nonché citare qualche dialogo più notevole o qualche battuta più originale, nominarne nemmeno i titoli. L’ autore stesso dovette, per proprio aiuto mnemonico, scrivere su enormi pezzi di carta un indice, più volte aggiornato, della propria copiosa produzione teatrale, caratteristico indice, avente vicino al titolo di ciascuna commedia, uno, due o più tondolini in matita, a significare se l’opera era stata pubblicata e recitata, o solo pubblicata o solo recitata oppure manoscritta e recitata o in preparazione ; il Sabalich non perdeva di vista le numerose sue creature, e le seguiva con amorevoli e paterne premure, attraverso la loro ventura, dalla nascita piena di speranze al rassegnato oblio. II teatro, che fu forse la sua vera passione, non gli dette la gloria; una fama più che regionale gli venne invece dai suoi studi storici e folcloristici ; ma anche in questo genere d’ attività dimostrò la stessa stupefacente prolificità, e usiamo questa parola nel suo senso preciso e non nel senso benignamente corretto di faciloneria. Tutt’ altro che facile il Nostro : esatto, scrupoloso, incontentabile del proprio lavoro, rigoroso e severo verso sè stesso ; e se, da allora ad oggi - per mutate valutazioni estetiche o per maggiori facilitazioni di ricerche -alcuni suoi apprezzamenti artistici o alcuni suoi giudizi su avvenimenti storici, non coincidono perfettamente colle nostre odierne cognizioni, il primo a godere di tale progresso di critica sarebbe il Sabalich stesso, dal quale esulava ogni sentimento di invidia o di egocentrismo.