17 tre mille sudetti, esso Mubassir per aver li 500, oltre li mille, fece uso delle minaccie pretendendo che gli fosse stata promessa dall’ Officiale la restituzione delle Famiglie, e che per tre mesi le aveva attese, minacciandolo eh’ egli partirebbe per Costantinopoli, ove porterebbe seco attestazioni legittime per far constare la Colpa de Veneti, e che intanto intendeva restasse colà fermato. Sollecitate il Collonello dal Passa, che professava, ò faceva apparire, fu costretto prender Legge dalla violenza, ma sopra tutto per non cimentare il destino del negozio, e doppo tutte le diffese fatte, cercò di ripiegare, onde assicurarli con reciproche carte obligatorie e pieggiarie, e con l’esborso dei Cecchini 1000 al Mubassir, che trovò fortunatamente tal summa coll’essistenza del detto Padre, e di Michiel Cola, e fratelli Borisi] Cognati di Giov. Battista Vla-dagni col censo di cinque per cento mentre con pieggiaria pure esborsò il Passa gl’ altri Cecchini 500 al Mubassir, che li voleva con le precitate minaccie, fattosene malevadore anche dei mille al Passa stesso. Indi arrivò da Costantinopoli con Staffetta il sospirato Firmano, la di cui traduzione mi onoro di rassegnare, a V. V. E. E. riconosciuto, et approvato anche dall’ esimia esperienza dell’ Eccel.mo Ambasciator Estero Foscari (Vengono poscia le altre vertenze nonché le mancie). Spalato 14 Settembre 1760. 9. (Giacomo Gradenigo, voi. dispacci, carte 426-432). Ser.mo Prencipe La supplicazione presentatami dà Giono Dabovich elletto espressamente Procuratore dalli Capi delle Famiglie Albanesi, nati sudditi Ottomani, quali si ridussero a poco a poco ad abitar Cattaro, e nelle altre Tenute Publiche delle Bocche, per produrre a questa ossequiosa Carica le riverenti istanze de suoi Connazionali, offerisce alla divota mia riflessione punti esenziali alle viste del Governo, e però sembrandomi meritevole delle Publiche mature discussioni, mi faccio dovere a sottopornela a Vostra Serenità. Cinquanta sei capi di casa che formano 270 individui sono li Albanesi sudditi Turchi che ora si gloriano potersi annoverar Vassalli e imploran le Pubbliche generose munificenze. Vivono quasi a dissaggio dispersi in più terre, della sterile, e angusta Provincia Superiore - Senza case proprie per ricoverarsi, privi di campi per poter impiegar il personal loro travaglio, mancante la Veneta Albania di Arti, che possano offerir costante trattenimento, e incaminar li loro figli a qualche stato sono astretti moltissimi per difetto di altro sussidio à mettersi trà la Marinerezza, sicché gemerebbero nell’ estrema miseria, se sobrj e soleciti al travaglio non applicassero con tutta attività per proccacciarsi il vito. Dal naturai desiderio pertanto di vedersi sittuati a stato sufficiente, e meno precario implorano dalla Publica autorità qualche estesa nè scogli, e Isole deserte della Dalmazia per stabilirsi, impiegando le loro braccia alla coltivazione delle Terre da esebir loro il mantenimento. Si offeriscono di mettersi con tutto il fervore al lavoro di quelli spazj, che la generosità Publica si compiacesse di concedere a medesimi, sottomettendosi a capo di alquanti anni sottostare a què Cannoni verso la Cassa derivanti