60 Ragusa (M., 131), una recensione all’ultima edizione delle opere del Gondola pubblicate dall’Accademia jugoslava di Zagabria. Per dare meglio il tono della celebrazione alla miscellanea sono state incluse anche due poesie, una di Niko Kucar inneggiante alla Libertà (pag. 122) ed una di Jakov Carie dedicata al Gondola (ibid.) : tutte e due non poesia, ma versi accademici d’occasione; concetto dominante: l’idea di libertà; metro preferito: il vecchio dodecasillabo a rime baciate o nella forma dei vecchi sonetti. Per lo stesso motivo il volume si apre con le prime quartine dell’ Osman e qua e là contiene alcune riproduzioni fotografiche di un ritratto del Gondola, del suo monumento a Ragusa, dei bassorilievi dello stesso, del quadro «Il sogno del Gondola» del Bukovac e di alcuni documenti particolari. Se vogliamo alla fine trarre le somme di questa nostra rassegna e venire ad una conclusione o piuttosto, per tanto, ad un bilancio, dovremo dire che nota dominante di questa miscellanea è la sua varietà di argomento, di metodo e di valore. Ci sono i contributi buoni o nuovi e non mancano le solite ripetizioni e le « improvvisazioni » d’ occasione. Vediamo per tanto quello che in questo genere di studi rappresenta un progresso o per lo meno una novità sia in forma concreta che come semplice spunto o tentativo. Primeggia la tendenza di rivedere la « posizione » che il Gondola occupa nella letteratura serbo-croata ed in genere nella sua epoca e si fa sempre più strada la persuasione che egli sia figlio o interprete del pensiero e del gusto emananti dalla civiltà della Controriforma, civiltà che è molto più ricca e complessa di quanto si sia finora creduto. Il tentativo fatto nel 1913 dal prof. Vodnik (‘) di includere il Gondola nel quadro « storico » - per tanto - della Controriforma, frenato forse dalla reazione del prof. Resetar (2), oggi sta riconquistando decisamente il terreno perduto. Come il defunto Vodnik oggi la pensano il Marakovic, il Kombol e, prima di loro, lo stesso Murko P). Vicino è pure il Covic che parte giustamente dalla rinascita cristiana, da quella rinascita che pure finora è stata discretamente fraintesa. Interessante, anche se scarso di risultati concreti, il tentativo di giudicare alcune opere del Gondola alla luce della filosofia cinquecentesca. Qui dall’ epoca si passa alla persona, ma alla persona si guarda da un punto di vista che finora era stato trascurato. In quanto poi alla personalità umana ed artistica del Gondola credo che il Covic abbia intuita e impostata bene la questione della sua « conversione ». E molto bene ha fatto il Kombol a notare 1’ effetto di certi suoi sentimentalismi e di certe sue romanticherie che, se studiate a fondo, potranno gettare nuova luce su quello che freudianamente detto ha formato 1’ * Erleben » o il « Durchleben » del suo lirismo puro. Per ciò che concerne le singole opere 1’ Osman ha fatto scaturire un nuovo suo manoscritto che -fra una quarantina di codici gondoliani che oggi si conoscono - non presenta delle varianti « sensazionali » (almeno a giudicare dai saggi più significativi che il prof. Aranza ci presenta), ma potrà sempre essere la croce e delizia degli imperterriti rna-noscrittologhi... E, sia pur modesto e quasi sperduto nel mare di altre fonti, si è segnalato un suo nuovo influsso: nell’opera poliedrica del Cavagnini. La «Dubravka* è stata considerata bene nei suoi valori scenici ed ha portato così il Gondola su un nuovo e moderno terreno dì realizzazioni artìstiche. La non importante, ma incerta questione della paternità della poesia « U smrt Marije Kalandrice » sembra oramai (*) B. Vodnik, « Povijest hrvatske knjizevnosti », I. Zagabria, 1913. (-) Cfr. la recensione all’ op. cit. in « Archiv für slavische Philologie » XXXVI (1915), f. 1-2, pag. 265. (') M. Murko, « Die Bedeutung der Reformation und Gegenreformation für das geistige Leben der Südslaven , Praha-Heidelberg, 1927.