RAGGUAGLIO 75 tasserò i fuggitivi che non ritornassero alle loro bandiere. E in questo frangente trovandomi co’ miei padroni che si vedevano come perduti fra quell’orrida confusione, avemmo lo scampo di salvarci nel fondo di certe vigne, aspettando la notte, per servirci del di lei vantaggio, per li mentovati boschi, da fuggire a Buda. Per tre giorni si ricovrarono in casa d’ un turco loro amico, dove i cavalli e noi ci ristorammo un poco, riparando massime la mia sella di così incomoda costituzione. Ci avanzammo al fiume Dravo, traversando quel gran ponte di legno, di lunghezza di tre milia, sopra della di lui palude Esechina. Ma arrivando al vivo del fiume, tanto i miei padroni che io da quelle guardie fummo ricevuti con fierissime bastonate, che ci obbligarono a ripassare quel lungo ponte per ripigliare un’ altra strada lungo il Dravo; dove alla dirittura di Possega fortunatamente trovammo rasciani con due barche, che ci traghettarono in Schiavonia. E lo stesso ci riuscì a Brot sul Savo, dove entrammo nella prima terra della Bosna. E qui cominciai ad essere attaccato da febbre e da flusso che per tutto l’inverno vegnente non m’ abbandonò e che mi rese il viaggio penosissimo, mancando di vestiti; e solo dall’abbondanza del fuoco in quelle .case nelle quali pernottavamo e dalla carità degli ospiti