no LA SCHIAVITÙ DEL MARSIGLI fra parole di palliata confidenza, l’obbligò a bevere del caffè avvelenato. Fatto il pascià ritorno al suo padiglione, fu sorpreso la notte seguente da tali dolori che non ebbero altro medico che un ebreo. Il quale, dal vesir medesimo corrotto e mandatoli, servì solo ad affrettarli la morte ; che successe nel seguente giorno, con notabil’ enfiagione del cadavero, che fu sepolto sotto due gran noci sulla strada di Herlnoltz. Si avanzava intanto la stagione, mancavano le forze de’ turchi, crescevano fra di loro le mormorazioni e le discordie, venivano meno i viveri d’ogni sorta. Ed il maggior rimedio di questo disordine erano li tartari che, con l’aiuto di quelli schiavi ricomprati a vilissimo prezzo da’ turchi e dalla morte (per tema che la decollazione di tanti innocenti avrebbe cagionata qualche gran ruina all’esercito, come poi nella rotta gli avvenne), raccoglievano per le campagne quel poco di grano che trovar si potea. L’esercito perciò poco buon fine generalmente sperava dall’ assedio. Stanco nelle fa-tighe, abbattuto dalle malattie e ferite, diminuito per le morti, e resa inabile la cavalleria dell’Asia per le fredde notti che sopravvenivano, tutto stava in pericolo di minarsi. Aggiu-gnevasi a ciò che il gran vesiro, quanto più volea col rigore, anzi con la tirannia, mante-