LA SCHIAVITÙ DEL MARSIGLI ove di lui i turchi fecero ogni strascio anche vituperoso E a pp. 321-3 : u La prigionia che provò per tanto tempo in mano de’ turchi che fecero del suo corpo e di lui ogni strascio anche più abominevole, quella che provò in mano a’ tartari, le ritorte delle quali lasciarono nel suo corpo segni indelebili della crudeltà di quei barbari, le numerose cicatrici che tuttora conserva nelle proprie membra, marche incancellabili del suo valore, 1* applicazione indefessa con la quale procurò i vantaggi del-1’ imperio nel disporre i confini col turco, opera che altrettanto fu a lui di pena e di travaglio, quanto d’ augumento e di vantaggio all’ istesso Cesare „. 80 Idem, voi. 55, a. 1693, 57-8 : “ A’ dì 17 detto [febbraio]. Le lettere di Vienna portarono avviso come l’imperatore aveva conferito al conte Luigi Marsilii nostro bolognese un reggimento di cavalleria, detto il reggimento Beck, premio delle tante fatiche e patimenti fatti in servizio di Sua Maestà Imperiale, particolarmente nella dura, crudele e barbara prigionia che sofferse in mano a’ turchi che se ne servirono in usi i più abominevoli, con tanta barbarie che lo rovinarono a tal segno, che in quelle parti non aveva più ritegno alcuno, avendolo spietatamente aperto ; oltre poi i longhi e continui viaggi fattili fare da Costantinopoli a Vienna e da Vienna a Costantinopoli, in Olanda et altrove, a segno che se ne servivano i tedeschi ancora come per postiglione, con pensiero forse di perderlo, odiando naturalmente quella nazione tutti gli italiani che s’impiegano in servizio dell’ imperatore, per dobbio che non li levino 1’ utile e non faccino aprir gli occhi e vedersi mal serviti da’ loro „. al Quincy cit., II, 189. Fra quella settantina di lettere di Prospero Lambertini che si conservano nell’ archivio Bevilacqua ve n’ ha una, datata da Roma, 29 dicembre 1625, dove il buono e grande amico rispondeva al Marsigli ancora afflitto da quelle voci maligne, con queste parole : “ E perchè nel fine della sua lettera Vostra Eccellenza rinnova la memoria della consaputa calunnia d’ aver Ella abbandonata la nostra santa religione, Le dirò che tempo fa, discorrendo con un padre della Mercede, che è uno di quelli che si chiamano Redentori, per andare in persona a riscattare i poveri schiavi, questo, in discorso dandomi altre notizie, mi disse che un cameriere senese di casa Marsilii, che da molti anni era schiavo, non avendo più coraggio di resi-