32 LA SCHIAVITÙ DEL MARSIGLI Bosna lo aveva comprato; ch’aveva fatto il cuoco e che ora stava pestando il caffè, eh’ era stato due mesi infermo con febbre e che lo avevano tenuto sempre a biscotto et a venticinque bastonate il giorno su le piante de’ piedi, eh’ egli si era mutato nome e si faceva chiamare Federico Maulier, figliuolo d’un scrivano; che però gli pregava a procurar che fosse quanto prima levato di quelle miserie. Questa nuova portò consolazione a tutta la città, trattandosi di un giovine cavaliere patriotta, il quale benché fosse d’un genio assai libero, tuttavia aveva tanto spirito che poteva dirsi quasi sovrabbondante; e fu creduto che da questa vessazione avesse potuto prendere moderazione non puoca il suo furor giovanile. Ma li fratelli non mostrarono però gran segno d’allegrezza et il corriere, che sperava una buona mano, fu trattato assai mediocremente. Anche queste righe del mite canonico, che poveretto s’illudeva così facilmente sull’efficacia sedativa di tante pene in quel focoso cavaliere, recano, tra gl’ immancabili errori, qualche dato nuovo, come due nomi dei destinatari delle lettere recapitate a Bologna, il cognome assunto col nome di Federico dal Marsigli, una lista maggiore di robe promesse alla famiglia dei suoi padroni bosniaci, insieme con quella somma di zecchini che dovette fare un gran colpo sull’ avarizia dei fratelli ; i quali se ne lagneranno per tutta la vita, tanto che fino nei sobri cenni biografici sul Marsigli, inseriti nella storia del suo istituto dal segretario Francesco Maria Zanotti, se ne può ancora sentire un’eco dalla frase: “ non sine magna Marsiliorum impensa redemptus „ 57. Ma il cronista non ha finito qui: sarebbe man-