66 LA SCHIAVITÙ DEL MARSIGLI e che solo si vede in quella nazione, che fra una tale agilità e costume non ha ritegno nè di fiumi, nè d’acque considerabili. S’inoltrò la marcia dopo di tal passaggio sino alla vista di Giavarino. Attorno del quale essendovi Michel Abaffì, principe di Transil-vania, con le sue truppe alla custodia de’ ponti fatti da essi turchi sopra del fiume Rab, mi condussero alla tenda di quel principe, per esibirgli la vendita di mia persona; che domandandomi di qual paese fossi, gli dissi : “ Italiano „. E per questo anche chiamò un genovese di lui uffiziale, che servisse d’interprete. M’interrogò in qual reggimento cesareo servissi. Negai la mia qualità di soldato (giacché quelli tartari che mi presero non erano ivi presenti), dicendogli che io era veneziano, servidore del mercante Giusto Vanik, che mi mandava a Vienna per suoi affa ri mercantili. Mi domandò se la cristianità aveva più soldati da difendersi. Ma io, abbattuto di forze, non curai d’altri discorsi che quello di supplicarlo, gettandomi a’ di lui piedi, di comprarmi dalle mani di questi barbari. E stette esitante un pezzetto e parlando con i suoi cortigiani; poi mi licenziò, augurandomi la libertà e costanza. E mi diedero un pane. E li tartari di nuovo meco si rimisero alla marcia per la strada maestra verso Vienna ed arrivarono alla retroguardia dell’esercito otto-