8o LA SCHIAVITÙ DEL MARSIGLI la Dalmazia veneta, che aveva per comandante un agà ; che si ostinò di non lasciarmi passare, per qualunque promessa che il mio padrone gli facesse, ed in guisa tale che si fu obbligato di ritornare addietro, che era appunto nel giorno di S. Giuseppe. E con qual dolore mio, ognuno se lo figurerà, riflettendo fra me che tutta la mia arte di tenere occulta la mia condizione sarebbe svanita per la prontezza che aveva avuta la missione del mio danaro. Di modo che, ritornato nella mia pristina carcere, vivevo fra timore e speranza nella misericordia di Dio, mossa dall’intercessione di Maria Vergine ; che volle conoscessi che era quella che aveva dal Figlio ottenuta la mia libertà, che riservò nel giorno del suo gran mistero dell’incarnazione, alle 23 ore e mezza; mentre, essendo appresso del fuoco, in quel tempo mi vidi comparire un morlacco, che mi chiamò col nome di Federico e mi pigliò la mano destra, osservando se avevo nella radice del deto grosso d’essa una cicatrice, che gli fu data per signale se veramente era io quel Federico. E trovato tutto corrispondente, esso morlacco mi baciò in fronte, dicendomi: * Io sono qui con 150 zecchini e con un’ obbligazione di Marco Bassi per gli altri 150, subito che sarete giunto in Magarsca. E se voi meco vorrete azzardarvi alla fuga, riposando il giorno