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due vascelli per scortare un convoglio di 3 navi mercantili, una di queste fu assalita da corsari tunisini mentre era alla fonda del porto di Giera non lungi da Metelino. 
Il Sagredo accorse per liberarla e, dopo un violento can­noneggiamento, i corsari incendiarono le loro navi per sottrarle alla cattura. La Turchia mosse perciò fiere proteste ed il Se­nato per evitare la guerra si obbligò a punire il Sagredo per la sua generosa azione. 
Per rimediare alla grave deficienza di personale si stabilì di armare le galere esclusivamente coi condannati e di imbar­care sulle navi come marinai coloro che avrebbero dovuto far servizio sulle galere come galeotti di libertà. Sulle navi si im­barcarono anche dei mozzi raccogliendoli tra i giovanetti ab­bandonati che infestavano le vie della Dominante. 
Quando nel 1736 l'Austria e la Russia mossero guerra alla Turchia, Venezia non volle partecipare alla lega temendo che il suo traffico marittimo ne venisse ancor più danneggiato. 
Nel 1738 alle rinnovate sollecitazioni imperiali per scen­dere in campo secondo gli impegni assunti coll'Austria e la Polonia nel 1683, il Senato se ne schermÌ obbiettando che ori­ginariamente la lega aveva avuto carattere esclusivamente di­fensivo mentre allora essa aveva uno scopo eminentemente offensivo (1). 
Nell'Arsenale appena cessata nel 1 718 la guerra col turco vennero sospese le costruzioni navali. Le navi che già erano sullo scalo vi rimasero incompiute per diversi anni. I vascelli Sant'Ignazio e San Iseppo furono ad esempio varati rispettiva­mente nel 1745 e 1746. Il San Giacomo ed il Buon Consiglio nel 1765. Ma il record fu raggiunto dal vascello Forza che ri­mase sullo scalo la bellezza di 55 anni. 
Nell' Arsenale regnava il più completo disordine dal lato amministrativo. Si nominarono Inquisitori che non riusci­rono a migliorarne l'andamento ed i materiali destinati a co­
(1) Anche nel 1770 quando i Russi inviarono la loro flotta in Mediterraneo per combattere la Turchia, Venezia rimase neutrale e diede ordine al Provveditore Generale da Mar di far in modo che le navi russe non entrassero nei porti vene­ziani non concedendo «aiuti nè assistenze di verun genere» (A. M. Alberti _ Venezia e la Russia alla fine del secolo XVIII -Archivio Veneto V Serie Nr. 19-20 -1931).