RAGGUAGLIO
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mano, che era comandata da Agmet bassà di Temisvar, che portava il predicato di teu-terdar, perchè in tal impiego fu sempre in Candia sotto del gran visir Kiuperlì, e che aveva genio per li franchi, che da giovane comprava facendoli rinnegare ; e di questi aveva composta tutta la sua corte.
   Fui introdotto nella sua gran tenda, che subito mi domandò lo stesso del principe di Transilvania, riportando da me le istesse risposte, e si inoltrò a ricercarmi se io era per l’avanti mai stato a Vienna. Gli risposi di sì, per esigenze della mercatura. Fu curioso di sapere se le fosse della città fossero profonde; ma mi difesi da ulteriori discorsi in ciò, raccordandogli che un servitore di mercante poco pigliava guardia a queste cose e solo io poteva assicurarlo che le fosse vi erano. Mi domandò se il Morosini, che aveva difesa Candia, era vivo e con buona salute; se più viveva un zoppo nobile di casa Riva, che era stato ostaggio della Repubblica in tempo della resa della piazza; e, volendogli baciare la veste, per pregarlo di comprarmi dai tartari, mi donò un sultanino d’oro ; e un di lui rinnegato francese di Provenza mi condusse dal di lui mastro di casa, che mi comprò per 18 pezze e, chiamato un chirurgo ebreo, cominciò a medicarmi metodicamente.