22 LA SCHIAVITÙ DEL MARSIGLI riponeva nel suo valore e capacità, si fa comparire nè più nè meno che come un compenso * particolarmente „ dovutogli per i patimenti di quella “ dura, crudele e barbara prigionia „, e si ottiene così l’effetto di menomare il vero merito del capitano e, senza averne punto l’apparenza, sotto coperta della pietà, lo si espone al ridicolo e agli scherni del volgo maligno, che è la maggioranza. Non attribuiremo sì perfida intenzione al Ghi-selli, al quale tutt’ al più potrà essere imputata poca simpatia, almeno per allora, verso il Marsigli e, secondo il solito, una buona dose di leggerezza morale nel riportare i discorsi altrui, come che fossero; ma siffatta doveva essere l’intenzione di chi schiattava di rabbia all’ annunzio del nuovo onore assegnato al Marsigli. Codesti invidiosi devono avere inventata e propalata quella infamia. Essi non erano scarsi nella patria di lui, dove l’odio arrivava non solo a vituperarlo, ma a minacciarlo di morte. Era partito giovanissimo per Costantinopoli e già si volle farlo passare per rinnegato, tanti anni prima che la gazzetta di Delft gli lanciasse questa accusa, che fu ritrattata con sua piena soddisfazione per l’intervento degli Stati generali e che più tardi il Lambertini scopriva come fosse nata3l. Chè un giorno fu recapitata al senatore Agostino Marsigli “ un ritratto ad olio assai bello, rappresentante un giovine vestito alla turchesca con turbante in testa e sciabla al fianco; e sotto vi erano le seguenti o simili parole: — Questi è Luigi Marsilli da Bologna, eh’ avendo apostatato dalla fede ha abbracciato l’Alcorano12 „.