dall’« autobiografia » 123 avesse domandato questo danaio al signor Giusto Vaneich, famoso mercante fiammengo ; il quale avevo detto che m’avea spedito all’Un-garia per suoi negozi, quando fui fatto schiavo. Ma scrissi effettivamente a Venezia a Pietro Civrani ed a più amici a Bologna, immaginandomi che li miei fratelli, partiti per la Francia con monsignor Ranucci, non fussero più in patria. Tutte queste lettere indrizzai sotto sua coperta ad Antonio Mozzato, mercante ch’avevo conosciuto a Spalatro nell’anno 1679 andando a Costantinopoli. Oltr’a ciò il turco Omer tro-vavasi d’avere per fratello d’amicizia, giusta 1’ uso croatto, un certo Marco Bassi di Magasca, a cui con un corriere indrizzò le mie lettere; le quali, giunte a Venezia ed alla mia patria, fecero risorgere tra’ vivi un ch’era già tenuto tra’ morti con tutte quelle circostanze che sono aborti dell’ immaginativa ; e tanto più che, essendo state fatte di me tutte le diligenze possibili, non se n’era mai avuta nuova. Capitato, prima che agli altri, a Pietro Civrani il mio avviso e risvegliatosi in lui l’antico affetto, assai lieto per vedere ancor vivo colui eh’ avea pianto per morto, altro non fece eh’ a-prire il suo scrigno, chiamare un mercante di panni, amico mio, e dargli danaio e bastimento espresso, con ricapito nella Dalmazia, dove tempo prima era stato generale.