dall’« autobiografia » 129 Mi condussero poi a Spalatro per mare; ed approdandovi la nave, fu sì grande il concorso del popolo, che restò, come credo, vuota tutta la città d’ abitatori ; li quali con la voce e con le mani ringraziavano Iddio per la mia libertà. Erano in tal tempo capitati da Venezia gli ordini che potessero i morlacchi sicuramente agire contra i turchi e che il doganiere de’ turchi medesimi, dimorante a Spalatro, fusse stato condotto fuora de’ confini ; come seguì due giorni dopo il mio arrivo colà. E giunto questo doganiere a Seraglio di Bosnia, esagerò il male che i turchi aveano fatto in lasciare in libertà la mia persona, poiché il re di Polonia, di cui ero congionto, per liberarmi avrebbe fatta la pace con la Porta. Perciò l’Omer-spei con tutta la sua famiglia a Livne fu condotto prigione, perdendo non solamente la somma ricevuta per il mio riscatto, ma anche molto della sua povertà, prima di poter essere assoluto. Terminata la Pasqua in casa del Mozzato ed ottenuta la mia fede di sanità dal conte di quella città, della famiglia Priuli, fratello della moglie del baron Tassi, ambedue miei vecchi amici, presi la strada di Zara, metropoli della Dalmazia, dove trovai generale Lorenzo Donado. Il quale con molta cortesia mi ricevette e mi fece un costituto strettissimo dello stato di quella frontiera turca, in cui ero io stato, 9