RAGGUAGLIO 69 Il gran visir trovando ostacoli maggiori delli pensati al progresso dell’ assedio, gli causò ira anche contro dell’istesso bassà mio padrone, che unitamente con Ibraim bassà di Buda cercò di dissuaderlo all’impresa di Vienna. E da tale altercazione ne nacque la di lui barbara risoluzione di dargli il veleno in una tazza di caffè, che in meno di 24 ore lo condusse alla morte; che anche rese vantaggio al medesimo gran visir per la confiscazione del suo grande bagaglio, oltre tutto quello che fu da’ servitori del defonto rubato, come la mia persona fu dal mastro di cucina trafugata. In questo disordine pensai al primo di agosto, secondo il mio calcolo, di tentar la notte la fuga dentro della strada coperta di Vienna, in faccia della porta del Sotten; giacché molto prima avevo trovato il modo di sciogliermi le catene che ogni notte mi ponevano a’ piedi. In circa alla mezzanotte, avendo gli piedi sciolti, dopo di avere invocato il nome di Maria, destramente uscii da quella tendetta e felicemente a traverso del campo ottomano per la stessa via di Arnoltz mi accostai in pochissima distanza alla strada coperta. Dove Dio volle che in un fondo m’incontrassi in tre sentinelle turche morte che, arrestandomi, conobbero che ero uno schiavo fuggitivo in Vienna; e questi obbligandomi con battiture a dire di chi ero schiavo, lo dissi.