98 LA SCHIAVITÙ DEL MARSIGI.I ed un giorno, essendo il medesimo Draskovig in una sedia volante meco e riscaldatosi nel discorso, uscì ad esagerarmi li torti eh’ avea riceuti dalla Corte per il bene d’ Ungaris Oltenberg, confiscatoli per la sola reità d’ aver tenuto il cavallo del conte Nadasti, suo cognato, quando in un bosco ebbe una conferenza con l’inviato di Francia. Di modo che, aggiugnendo io agli andamenti sul fiume Rab l’animo suo corrotto, scoprii che quanto egli mostrava in apparenza era tutto simulazione. Però ne scrissi al Duca di Lorena, e cui formai di quell’opera un cattivo pronostico. Il Duca, trovata impossibile 1’ espugnazione di Strigonia, mi avvisò la sua improvvisa risoluzione di passare a quella di Neilhausel, comandandomi che, se le disposizioni delle difese sul fiume Rab fossero finite, là mi portassi ; e mi ordinò strettamente a dissimulare quello che con molta accortezza avevo conosciuto. Io senza dimora obbedii e colle poste mi trovai nel campo un giorno avanti che cominciasse la trincea di Neilhausel; dove Sua Altezza volle sentire il mio debole parere sopra più cose. E perchè appena cominciato finì per ordine della Corte, e nella ritirata vacò una compagnia di fanteria nel reggimento di Tin-tibal, per opera del generai Rabatta mi fu dal colonnello conferita; e nell’istesso momento fui