NOTE improvvisamente cominciarono a fuggire a migliaia e molti anche de jenizzeri dalle trincere, da dove vedevano 1’ incostanza de’ defensori, che precipitosamente si diedero alla fuga, senza più entrare nel campo. u Io, contento di veder libera Vienna, fui da quel turco, di cui ero schiavo, sciolto dal palo a cui mi aveva legato e costretto a fuggir con esso a piedi nudi per le vigne e, non potendo resistere a tal viaggio più lungamente, fui per sollievo posto sopra uno scheletro di cavallo che si trovò per la marcia abbandonato, e sull’ ore ventitré perdetti la vista di Vienna. u Tutta la notte col favor della luna si marciò, trovandosi il dì al fiume Laita ; e senza punto arrestarsi, si pensò a riunire le truppe fuggitive dopo del mezzogiorno. Fra i stenti della moltitudine de’ fuggitivi passammo i ponti del Raab, essendo io consolato per aver nella marcia visto 1’ orgoglioso visir fuggitivo con 1’ occhio destro bendato, e vilipeso da tutti. “ Passato il fiume Raab, cominciò ivi 1’ esercito ad accamparsi, non già più con le tende, poiché ve n’ era sol una di quella forma e grandezza che descrissi per i soldati a cavallo, che servì allora per il visir. “ Nel dì venente verso il mezzogiorno si sparse una falsa voce, che l’armata imperiale fosse a vista, ed ecco qui nuova fuga, a cui risolvette il visir porre rimedio con lo spedir più mila cavalli scelti e sicuri, che obbligassero i fuggitivi al ritorno, con ordine che decapitassero gl’ inubbidienti ; dimodoché si vedeva in quelle aperte campagne una battaglia fra loro. “ Intanto, dopo aver egli fatto decapitare avanti la sua tenda il detto Ibraim passà, a cui attribuiva tale sconfitta, fece disporre T esercito, che ivi potè riammassare, nell’ ordine di battaglia solito a’ turchi, passando i tartari più avanti verso il fiume e dietro la cavalleria de* passà e della Porta, e lui in mezzo della fanteria addietro su la pendenza della collina delle vigne opposte alla fortezza di Giavarino „. Anche nel trattatello sul caffè, pubblicato a Vienna nel 1685 e dedicato al nunzio pontificio, vi fa menzione della schiavitù, quando comprato dal pascià di Temisvar * dovetti — egli narra — per molti giorni in una fumicata tenda esercitare 1* arte di cuoco del cavé, non solo per la quantità necessaria all’uso della sua domestica corte, ma anche per quello bisognava a tener fornita una bottega che si potrebbe equiparare a un’ osteria delle