dall’« autobiografia » 99 dal Duca rispedito al fiume Rab, acciocché sempre più facessi migliorar le difese e metterle in istato tale che lui con l’armata capitale se ne fusse potuto servire; giacché avea ordine preciso di ritirarsi a quel fiume, per far ivi testa al nemico, che con quella formidabile nota potenza a gran passi si avanzava. Ritornato sul Rab, ritrovai il conte Draskovig partito per Vienna e tutta quella difesa, tanto importante, appoggiata solo a pochi subalterni capitani ungati; e considerando che il maggior pericolo era verso l’isola del Rabachos, colà mi portai e feci alzarvi terreno, preparando batterie e disponendo, per ogni bisogno, la demolizione di vari ponti e preparandone altri sopra le paludi di Asvagn, per la comunicazione con Giavarino, dove il Duca m’avea confidato di volersi porre coll’ armata. Tutte le mie operazioni andavano in apparenza con vigore; ma in sostanza nel trovare ordine ed efficacia per la difesa si andava molto lentamente. Precorsero lettere del Tekely, che minacciavano chiunque non si fusse unito con lui a’ danni de’ tedeschi. Io di tutto davo parte al Duca ed a’ sudditi stessi, tutti ribelli nel cuore. Sua Altezza, che volea prendere le sue misure, mi mandò un aiutante con più dragoni del reggimento del Cavalier di Savoia, acciocché restassero appresso di me, e mi assi-