106 LA SCHIAVITÙ DEL MARSIGLI l’uno e l’altro Omer-spelli, nativi di Bosnia; che m’aveano preso qualche affetto, perchè con quelle poche parole che avevo imparate mi sentivano parlar della Bosnia, dov’ero stato ritornando da Costantinopoli l’anno 1680. Dovetti per cinque giorni portarmi a lavorare con altri schiavi sul principio del formar le trincee, e servire or da lavoratore ed ora da facchino, portando legni e gabbioni ed altre simili materie. Così ebbi allora campo di vedere il lor modo nel disporre le trincee, tanto profonde eh’ ugualmente ad essi ed a’ nemici sono d’intrigo. Ebbi insieme anche l’occasione d’osservare il poco effetto delle loro batterie. Nelle mie miserie mi consolavo in veder fra di loro notabile confusione e, per mancanza d’ ordine, difficoltà di potere, in quei laberinti d’approcci, avanzar gli assalti. In questo mentre si era fatto pubblico editto, di dover decapitare tutti li schiavi eh’ ec-cedeano l’età di 15 o di 16 anni; e perchè ciò mi diede molto da temere, mi obbligò altresì a tentar la fuga, con speranza di poter meco portare alla città notizie utili a tutta la cristianità. Trovato il modo di sferrarmi quelle catene che la notte mi ponevano, dopo d’ essermi raccomandato a Dio, fra il sonno de’ turchi che stavano di guardia nella mia tenda, felicemente mi diedi allo scampo. Ma, giunto alla