85 malintesa, e V esperienza ha dimostrato che moltissime piantagioni sono mal riuscite unicamente pel troppo scarso numero di piante adoperate. In generale puossi in proposito stabilire che la maggiore fertilità ed umidità del suolo, la maggiore grandezza dei piantoni, ed il più sollecito sviluppo proprio ad alcune specie lignee, ammette un numero proporzionatamente minore di piante, di quello che nei casi opposti; e che la distanza non dovrebbe essere giammai maggiore di 6 piedi (eccettuato il caso in cui si trattasse soltanto di completare 1’ essenza d’un bosco già esistente), mentre la minima è quella di 2 piedi, e la più confacente per la maggior parte dei casi quella di 3 piedi. Tra le singole specie, 1’ ailanto, 1’ acacia (robinia), il platano e pioppo, ammettono la maggiore distanza, perchè il loro sviluppo è molto sollecito. In quanto agli scopi speciali delle colture è da osservarsi, che in quelle tendenti ad educare boschi cedui, o che vengono eseguite per impedire scoscendimenti di terra, cadute di pietre e la penetrazione del salso che talvolta il vento suol portare dal mare, le piante devono esser messe in distanze relativamente minori. La disposizione simmetrica delle piantate è ammissibile soltanto sui terreni netti e non interrotti da pietre vive. In questo caso essa porta seco il vantaggio, che le distanze tra le piante possono effettivemente e con accuratezza essere conservate come fu fissato, e che lascia in seguito con facilità distinguere le piante che si fossero eventualmente disseccate, e devono perciò esse.xe sostituite da altre.