OGGETTI DIVERSI M3 K 39 — Si conserva nell’Armeria un quadro a tempera su tavola, racchiuso in bella cornice in legno dorata del secolo XV. Il quadro raffigura una Madonna col Bambino e si vuole sia lavoro di Jacobello dal Fiore, caposcuola e precursore dei grandi pittori veneziani. Fu restaurato nell’anno 1870. Non ho potuto rintracciare se questo magnifico lavoro provenga dalle sale deir Armi o da qualche galea. Certo che nell’inventario del 1773 fra gli altri quadri ve n’è indicato così uno a pag. 7 : Quadro con l’Immagine di Nostra Signora. Da questa semplice festa commemorativa, durata circa due secoli, si passò ad una cerimonia quasi feudale dopo la venuta del Papa Alessandro III a Venezia; poiché il Doge lanciando in mare l’anello proclamava un suo dritto dicendo: DesJ>onsamus te, mare, in sìgnum veri et perpetui domimi. Come, e perchè si passasse dalla festa commemorativa allo sposalizio, è narrato da Antonio Maria Luchini nel suo libro « La Nuova Regia su l’Acque » edito in Venezia nel 1729, e di cui riproduco parte del Capitolo I: ...La funzione dunque nel giorno dell’ Ascensione di Nostro Signore, in cui con la più festiva solennità si porta nel Bucintoro il Serenissimo Doge con gli altri Ambasciatori e Padri Coscritti all'anniversario possesso del mare, antico ha il suo principio dall* immortale azione a favore del fuggitivo in questa Dominante Papa Alessandro III e contro Federico Primo chiamato Barbarossa fatta dall*armi e dal religioso zelo di questa pietosissima Repubblica sotto la condotta del Doge Sebastiano Ziani d’immortale memoria. Questi nel giorno appunto dell* Ascensione deIVanno 1177 ritornato vittorioso con la sconfitta del Tarmata navale di Federico, e con la prigionia di Ottone suo figlio, come narrano le storie,.....fu dallo stesso sommo Pontefice al Lido incontrato, dove trattosi dal sacro dito l'anello, porgendolo al Doge : « Accipe — gli disse — Ciane et me auctore ipsum Mare hoc tibi pignore obnoxium reddito, quod tu, tuique successores quot annis stato die servabitis, ut omnis posteritas intelligat Maris, possessionem jure belli vestra?n esse quandoque factam atque uti uxorem viro ita illud vestro subjacere ¿7nperio ». Accolto così difeso e con l'umiliazione del suo posse?ite nemico, riposto nella Romana Sede il Vicario di Christo, dal prode eroico braccio di questa invitta Repubblica si celebra perciò ogni anno col sacro donalo anello, in tal giorno gitiliva la solennità dello sposalizio e possesso del mare, derivata da sì gloriosa impresa, sebbene però la Repubblica stessa fin dal suo nascimento antichissimo aveva già dell*Adriatico mare il dominio ed il possesso. Aggiungerò che l’ultimo Bucintoro era retto da tre Ammiragli, custodito da 100 capi maestri dell’Arsenale e condotto da 168 arsenalotti a quattro a quattro per remo. Il dì della festa dell’Ascen-sione v’entrava il Doge accompagnato dagli ambasciatori dei principi, preceduto da 50 comandatori o fanti, dagli scudieri, dallo scalco maggiore, dal maestro di cerimonie e da sei canonici della Basilica di San Marco, da quattro Segretari del Senato, dal Gran Cancelliere e seguito dai varii magistrati. Uscito il Bucintoro dal porto di Lido, versavasi l’acqua benedetta nel mare e appresso il Doge vi lasciava cadere l’anello in memoria di quello ricevuto dal Papa Alessandro III. Colgo quest’occasione per aggiungere ai tanti voti per la ricostruzione del Bucintoro anche il mio. Vi sono tradizioni e cose che non possono nè debbono distruggersi, e di cui il ricordo è necessario ed utile stimolo al popolo, perchè dal continuo confronto col passato, sorgano i forti propositi di emulazione che guidano alla prosperità ed al progresso.