50 CAPITOLO VI s’illuse di poter riuscire nel suo intento, fino al punto di trascinarsi moribondo in Ancona per imbarcarsi alla volta d’Oriente. La morte gli diè pace. I principi cristiani, occupati in continue guerre fra loro, e ad ordire intrighi politici, mal corrisposero alle premure del Papa; la stessa Repubblica di Venezia pose condizioni impossibili alla promessa di prender parte a questa guerra santa, poiché, essendo in pace col Turco, godeva in quell’epoca i lauti guadagni di un floridissimo commercio. Nel 1462, morto il Doge Ma-lipiero, e successogli Cristoforo Moro, sperò il Pontefice in un cambiamento di politica Tavorevole ai suoi desideri, e perciò, oltre il breve, spedi al Doge apposito nunzio per congratularsi della sua elezione, e, nel 1463, secondo l’affermazione del Pastor, (.Storia dei Papi) gli inviò anche uno scocco benedetto. Il Cicogna mette in dubbio tale fatto basandosi sullo scritto del breve, nel quale non è menzionato lo stocco. Ciò è esatto, ma non esclude che lo stocco possa essere stato mandato dopo. Infatti, non solo fu inviato dal Papa apposito nunzio, come ho già detto, ma nel 1463 fu a Venezia, accolto con onori quasi regali, il Cardinale Bes-sarione, messaggero del Papa. Infine, se si riflette in qual conto era tenuta allora la flotta veneta, quali speranze fondava il Papa su di essa, e la riluttanza dei Veneziani a lanciarsi in una guerra dannosa al loro commercio, sembrerà logico l’invio dello stocco, che, implicitamente, proclamava colui che lo riceveva difensore della Chiesa; onore invero grande in quei tempi. Prima di proseguire, devo fare osservare che fra le spade descritte ve ne è probabilmente una che appartenne al famoso Scandcrbeg (Giorgio Ca-striota), morto a Lissa nel 1446. Infatti il Zanotto, nel suo libro del Palazzo Ducale, dice: Scimitarra che tenevasi per quella usata dal famoso Scandcrbeg. Questa scimitarra conservasi nell’Arsenale senza indicazione a chi appartenesse. II Lassel nel suo libro: Voyage en Italie, così la descrive: ... est fort large fort léger, fort peu épais et d’une longueur raisonnable, mais sa tempre est admirable, aussi bien que celle de son maître. Infine il Gravembroch ne riporta il disegno, e la raffigura ad uno dei spadoncini di bordo compresi fra i numeri G 282 e G 551. Ho fatto altre ricerche oltre quelle esposte, ma non mi è stato possibile trovare alcuna notizia atta ad identificare un’arma così importante, ed anziché incorrere in errore con apprezzamenti avventati, preferisco lasciare la questione insoluta.