20 CAPITOLO II sente li principi stanno a casa, et in luogo suo fano un Generale, et queste si conservano per memoria. C 14 — Petto bianco con scritto Leno e panziera a tre lame, C 15 — Petto di ferro dipinto nero, in due pezzi, quello inferiore sovrapposto ed impernato sull’altro ; panziera con tre lame. E rotto in due parti ed ammaccato. C 16-44 — Petti semplici di ferro dipinti nero, la maggior parte senza panziera. C 45 — 51 — Schiene semplici di ferro dipinto nero. C 52-53 —Bracciali spigolati (fig. 75) composti di due pezzi, quello superiore, più lungo, copre l’avambraccio e la mano, termina a punta; l’inferiore è più corto, copre solo parte dell’avambraccio ed è unito all’altro, da una parte con numerosissimi anelli, vicini e dall’altra con fibbie metalliche. Lungo gli orli si notano tanti piccoli bulloni di rame. Nel nuovo registro del 1773 è detto: Brazzali antichi di azzaio due. C 54 — Mezzo bracciale liscio (fig. 75) tutto lavorato alla gemina d’oro, della stessa forma dei precedenti, però manca del pezzo di sotto. Nell’inventario del 1773 è detto: Scudo brazzaletto con pietre rosse e turchine. Lo scudo è quello che porta il numero F. 31 e di cui si parlerà al capitolo V, e il brazzaletto sarebbe questa manopola privata delle pietre come lo scudo. Il Rossi nel manoscritto citato: et una manopola damaschina... presentò alla Signoria l’ambasciatore Persiano. Il Zanotto invece mette assieme scudo e manopola, certamente con più ragione, perchè entrambi gli oggétti sono ornati con gli stessi lavori. In ogni modo ciò confermerebbe la tradizione che vuole che bracciali, rotella e scudo unitamente ad alcuni archibugi, siano stati inviati in dono alla Repubblica dal Re di Persia. Le relazioni e testimonianze di amicizia fra la Serenissima e la Persia erano frequenti per il fatto che entrambi gli Stati lottavano contro un comune nemico, il Turco. Così nell’agosto 1472 giungeva a Venezia un legato persiano, Mohammed, inviato dal re Uzunhasan con prezioso dono per la Signoria e richiesta di artiglierie e di aiuto (1). Nel marzo 1603 giungeva una seconda ambasciata con ricchissimi doni condotta da Fethy-bey, e ch’è ricordata in un quadro del Palazzo Ducale nella (1) Già era nota ovunque la superiorità dell’artiglieria veneta su tutte le altre.