CAPITOLO XIV Serie P. — ARTIGLIERIE Viene affermato che questo Soranzo (i) nell’espugnazione di questo castello (2) fusse il primo che adoperasse Vartiglieria ; che hauendo forse più dal caso che dall’ ingegno da principio hauuto origine à poco a poco da osservate esperienze nel corso degli anni con proporzionata unione dei materiali atti, non meno à concepire, che à dar al fuoco in ristretta canna pauetosa forza, s’è poi à pregiudizio de gli uomini valorosi, tanto avanzata che ha rese inutili, vane e ridicole tutte le macchine e inventioni de gli antichi; onde non è città, nè fortezza, che possi senza terrore da lei stimarsi sicura. Così nella « Historia Veneta », di Paolo Morosini, 1637, libro IV. PI- Falcone da sei con anima di rame, rivestito di corda e cuoio. Lungo 0.88, il diametro della bocca è di 0.36 mentre quello della camera è di 0.12, e quest’ultima è lunga 0.28. Lanciava palle di pietra del peso di kg. 53. La tradizione e le guide vogliono che questo sia uno dei mortai antichissimi usati nella guerra di Chioggia. L’Angelucci dichiara che tale asserzione è una fiaba, e dimostra che armi simili, conservate nel Museo Nazionale di artiglieria di Torino, furono lavorate da un artefice fiammingo o italiano del secolo XVII, ne deduce quindi, logicamente, che anche questo è della stessa epoca non solo, ma suppone sia lavoro del Gentileschi o del Coronelli. (1) Marino Soranzo Provveditore della Repubblica, (2) Chiusa di Quer, ■5