12 Tribunale militare a Spalato 1 fatti che si erano avverati e le indagini del governo francese, fecero nascere dei gravissimi sospetti che le trame ordite presso le popolazioni insorte potessero dilatarsi anche negli altri distretti della Provincia, e di conseguenza si pensò di prendere severi provvedimenti. Fu quindi aperta una inquisizione per punire tutti quelli che potessero aver avuto relazione coi deplorabili avvenimenti verificantisi. Questo tribunale militare si tenne nella città di Spalato : « Per lo spazio di circa due mesi - dice il Cattalinich - era un amaro spettacolo per questa città il vedere di giorno in giorno, or da una parte or dall’altra del vasto suo Circolo arrivare per mare, e per terra arrestati d’ ogni sorte, Frati, Preti, Nobili, Cittadini, Serdari, che scortati a tamburo battente dai militari venivano rinserrati nel vasto recinto del Lazzaretto, dove i locali una volta destinati all’ espurgo delle merci provenienti dallo Stato Ottomano, che avevano il solo uscio senza finestre, furono convertiti in prigioni. Il numero dei prigionieri sorpassò i trecento, e quelle volte sì tetre, dove gemevano senza veder luce confusi testimoni, ed indiziati in un processo di alta materia di Stato, quante lagrime non accolsero, quanti patimenti e sofferenze non videro, il sordo mormorio delle quali accresceva 1’ apprensione de’ Cittadini, posti in situazione di vedere tra breve sparso il sangue di più condannati figli di una stessa Patria. « La quantità e qualità degli arrestati, ed i lamenti di troppa severa procedura che si facevano sentire, determinarono le loro Eccellenze il Generale in Capo Marmont ed il Provveditor Generale Dandolo, che in Zara si attrovavano, d’intervenire in soccorso, con ogni mezzo possibile, di tanta massa d’ arrestati ». (*) La commissione però doveva proferire il suo giudizio e condannò a morte tredici colpevoli che dovevano essere fucilati entro ventiquattro ore, essendo trascorse le quali, la condanna non venne eseguita. La caduta della Repubblica di Ragusa Ragusa, sebbene occupata dai francesi, aveva continuato ad amministrarsi da sè per mezzo del suo senato, come una repubblica autonoma. Napoleone aveva però già deciso della sua sorte, ed il principe Eugenio il 2 agosto 1806 da Monza trascriveva al generale in capo Marmont una lettera ricevuta dall’imperatore : « Mia intenzione è che non si evaqui Ragusa. Scrivete al generale Marmont che ne faccia fortificare le alture, che ne organi il governo e lasci libero il suo commercio : ed è in questo senso che io intendo la sua indipendenza. Egli faccia inalberare a Stagno una bandiera italiana, è un punto che ora dipende dalla Dalmazia. Date- ci Cattalinich - Op. cit., pag. 129-130.