48 parziali e per mirabili frammenti: San Girolamo è il più frammentario fra i Dottori della Chiesa, Tommaseo è il meno organico e unitario dei nostri scrittori, eppure appaiono come due figure granitiche, quasi dantesche. È superfluo notare che tutti gli avvicinamenti vengono posti intanto in quanto è possibile accostare due temperamenti affini, ma nati e sviluppati a distanza di secoli. Nature punto accomodanti anzi sempre all’ opposizione e spesso aggressive, sebbene la smania dell’ andar contro corrente sia stata in Girolamo più giusta, più generosa e più fertile. Così un innato egocentrismo troviamo in ambidue, ma in Girolamo un intenso fuoco di viva fede riuscì a foggiare e sciogliere la durezza dell’ orgoglio e ad imporgli totali rinunzie fino alla vittoria sulla carne e sullo spirito, quasi più ribelle in lui della carne; mentre l’eccessiva fiducia in se stesso e la troppa sicurezza di non errare mai, portò il Tommaseo a un disdegno verso il prossimo e a una certa intermittente aridità di mente e di cuore. Mai in Girolamo e rarissime volte in Tommaseo, l’acrimonia di giudicare gli uomini anche grandi è provenuta da malafede, ma sempre da intransigente e insofferente intolleranza di opinioni. E se l’impetuosa e ribelle natura non impedì a Girolamo di diventare santo, 1’ aspra e contradditoria natura non impedì a Tommaseo - che pur non ha mai avuto nè può avere buona stampa - di essere ritenuto come un carattere fra i più onesti ed integri del suo secolo. L’Abba, fi puro eroe garibaldino, che pur rimproverava al Tommaseo le sue disamabili e biliose incomprensioni verso Leopardi e Foscolo, Manin e Cavour, alla sua morte scriveva addolorato all’ amico Pratesi : « L’Italia ebbe pochi uomini di tanto carattere ! ». Lavoratori tenaci e inesauribili, basta guardare i’ enorme mole dei loro scritti di varia natura; scritti, che pur essendo l’espressione di anime così disarmoniche nella loro interiore ricchezza, così contradditorie e insoddisfatte nella loro complessità, si distinguono fra mille per la loro particolare tipica e potente originalità di pensiero e di forma, di stile. E 1’ originalità, che non sia soltanto bizzaria, desta sempre ed ovunque interesse e brama di conoscenza : prova ne sia 1’ attenzione ognora crescente della critica e 1’ estesissima bibliografia d’ ogni tempo e paese dedicata ai due dalmati. Accomuna inoltre i due sommi ingegni il fatto eh’ essi rivelarono in alcuni dei loro scritti, tutto di sè stessi, anche quello che ciascuno tiene nascosto nel più profondo del proprio essere; la spietata e alle volte desolante sincerità che questi due uomini, pieni di miserie e di dolori come ogni altro mortale, profusero rispettivamente in alcune Epistole geromi-niane e nelle crude pagine del Diario e della Cronichetta, non trova forse riscontro in nessuna fra le molteplici confessioni e memorie di scrittori ed artisti, per i lati dolorosamente umani che quelle anime spiritualmente eccelse ci fanno conoscere. Ed è il drammatico e non comune spettacolo