16 scrisse in slavo e in latino, ma più abbondantemente in italiano, fra 1* altro le Poesie varie, che furono molto apprezzate; mentre Sebastiano, morto il 1777, ebbe fama al suo tempo come brillante predicatore, più che per la sua copiosa produzione poetica nelle due lingue d’Italia. Il XIX fu un secolo di ben più vigoroso rigoglio del genio italiano in Dalmazia, in quanto l’attività letteraria e artistica, sinora limitata agli ecclesiastici, e più che altrove, a Ragusa, si estese ai laici e alle altre città della nostra sponda, assumendo proporzioni sempre più vaste e interessando più larghi strati sociali alla letteratura; la quale, nella prima metà del secolo, è ancora arcadica e accademica, ma così diffusa, che non abbiamo che da scegliere, nella congerie dei poeti, alcuni di quelli che hanno lasciato più nome. Giovanni Bizzarro, da Sab-bioncello, gentiluomo amante di musica e di poesia, passò la vita a raccogliere oggetti d’arte, libri rari, compose odi, Rime sacre e un poema in isciolti ; Nicolò Ivellio da Spalato, verseggiatore fecondo, poetò su svariati argomenti fra politici, occasionali e religiosi ; Luca Stulli, raguseo, compose commedie, che furono rappresentate a Bologna, e poesie italiane ed elegie latine, che ebbero larga eco in Italia, così che alla sua morte uscì a Bologna una raccolta di componimenti poetici in suo onore ; Marco Casotti da Traù, il quale, oltre ad un volume di versi (1879), pubblicò dei romanzi di soggetto dalmatico, fra i quali il più noto è quello di Milienco e Dobrilla. Canti, tragedie e romanzi di soggetto dalmatico, ricchi di colore locale, compose pure Luigi Fichert da Zara (1826-1899); mentre poeta e poligrafo elegante fu il sacerdote Cesare Pavissieh da Macarsca (1823-1896), il quale, oltre a comporre poesie originali, tradusse dal francese e dal tedesco, e dedicò una sua ode a Margherita di Savoia. Ma la figura dominante del secolo è quella di Nicolò Tommaseo da Sebenico ( 1802-1874), il quale giovanissimo si recò in Italia, dove prese parte attiva alle vicende politiche, per cui dovette più volte emigrare, in Francia ed in Grecia. Ritornò in Italia, dopo 1’ unificazione, alla quale egli contribuì molto colla sua opera letteraria e civile. Carattere veramente interessante, e coscienza integra, assillato dal bisogno ed afflitto dalla cecità, non tenne mai alcun ufficio pubblico, per non sottomettervi la sua opinione e i suoi sentimenti, ai quali egli volle restar sempre fedele, con una tenacia ed una intransigenza, che da critici miopi fu spesso fraintesa. Queste sue convinzioni, confortate da un contenuto etico altissimo, informano tutta la sua opera, eh’ è veramente immensa. La sua poesia alta e severa, la sua erudizione enrome, la filologia, cui egli si dedicò con particolare fervore, ne sono come permeate e roventi, perchè sono sempre volte Nicolò Tommaseo