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della fede e da ogni bastione, da ogni Porta, il Leone dell’ Evangelista ha guardato con occhi fiammeggianti oltre mare ed oltre terra ; sembrava che il simbolo di Venezia, fatto da pietra carne viva, sentisse e comprendesse tutta la tragica grandezza di quei momenti scanditi dalla Storia ; e a chi sapeva veramente e degnamente guardare, il Libro non gli appariva più aperto, ma chiuso e possentemente afferrato dalle unghie leonine. Tutti i Leoni di Zara, da Porta Marina a Porta Terraferma, dal Bastione della Cittadella al Bastione Grimani, tutti, come per tacita intesa, avevano chiuso 1’ Evangelo, per riaprirlo nel giorno della Resurrezione. E veramente nel giorno della Resurrezione di Cristo i Leoni riapersero il loro libro ; in quel giorno i loro occhi, non più di pietra, sprigionarono fiamme di vita e sembrò che una vivida luce si fosse fatta intorno ad essi.
      Mai, come in quei giorni, sentimmo nei nostri cuori, con infinita nostalgia, le parole che il Comandante aveva per noi scritte in quel lontano 2 novembre 1915: «Ma in Zara è la forza del mio cuore; su la Porta Marina sta la mia fede e in Santa Anastasia arde il mio voto. Grida, o Porta ! Ruggi,
o	Città, coi tuoi Leoni ! A te darò la stella mattutina.
      A te verrò, e di sotto alla tavola del tuo altare trarrò i tuoi stendardi. Li spiegherò al vento di levante. O mare, non mi rendere i miei morti, nè le mie navi. Rendimi la gloria ! »
     E ancora, il 23 dicembre 1915, dal cielo della Patria: «.... O Zara, che sei tutt’ ora quale fosti per Antonio Barbaro scolpita nel bassorilievo di Santa Maria del Giglio, simile ad un’ ala con la sua giuntura forte, simile ad un’ ala d’Italia sul mare .... per tutta la tua grazia veneta, per tutta la tua bellezza italiana, credi nella promessa, credi nella gioia della seconda primavera, quando fiorirà l’acanto della tua colonna latina e i tuoi Leoni di sopra le tue porte fremeranno alla « santa entrata ».
      Lo spirito del Comandante, del fante di tutte le trincee, del marinaio della Beffa di Buccari, del prodigioso volatore su Vienna e su Cattaro, del Legionario di Ronchi, fu in quei giorni con noi e per noi. Lo sentimmo nel rombo dei motori che solcavano il nostro cielo ; lo vedemmo ergersi sul mare in un’ aureola di luce, lo vedemmo alla testa dei nostri fanti quando la mattina del 12 aprile balzavano al di là del confine per portare più avanti la gloria di Roma.
L’ ESODO
      27 marzo. La notizia, trasmessa per radio alle ore 14 del colpo di stato del governo di Belgrado, dava a tutti la sensazione netta e precisa di quanto sarebbe accaduto. Nei rapidi e serrati scambi di parole, ma più ancora negli sguardi di tutti, era la certezza del domani. Nessuno si domandava che cosa sarebbe accaduto di Zara; poco importava se la rabbia nemica — come era facilmente prevedibile — si fosse accanita sulla città e sui suoi abitanti; una sola parola era sulle bocche di tutti : quando ?