37 di Bologna. Egli ha pubblicato già tutta una serie di memorie geodetico-astronomiche, dando prova di un’ eccezionale attività di studioso. Nè va dimenticato il giovane Erminio Tocigl, spalatino, assistente alla cattedra di Economia Corporativa dell’ Università di Roma, che va mettendosi in prima linea fra i cultori di scienze corporative ed ha pubblicato su tale argomento alcuni volumi e dei saggi pregevolissimi. La stampa periodica Un’ ultima manifestazione della cultura in Dalmazia ci resta da esaminare: il giornalismo. Il primo periodico che ebbe luce in Dalmazia fu dovuto a Napoleone. Il « Regio Dalmata » (1806-1810), bilingue, uscì il 13 febbraio 1806, con un proclama dell' Imperatore, che annunziava ai dalmati eh’ egli li rendeva alla loro Patria, 1’ Italia. Il giornale durò fino all’ incorporazione della Dalmazia al cosiddetto Regno Illirico, e bisogna aspettare il 1848, per ritrovare dei periodici vitali, in seguito alla promulgazione della Carta Costituzionale elargita da Ferdinando I. Il 16 maggio 1848, uscì a Zara «La Dalmazia Costituzionale», che accoglieva dapprima anche articoli di slavizzanti e proponeva una formula conciliativa fra slavi e italiani, per prendere, poi, posizione nettamente, nella lotta fra autonomisti e annessionisti, contro l'annessione della Dalmazia alla Croazia. Alla quale lotta prese parte, in tale senso, pure, la « Gazzetta di Zara » fondata nel 1832; la quale, quantunque organo ufficiale, discuteva liberamente di questioni politiche e nazionali, sinché il governo, stanco del liberalismo di questo suo organo, se ne liberò, fondando verso la fine del 1848 « L’ Osservatore Dalmata», con un supplemento slavo, il «Glasnik»; e la «Gazzetta» cessò d’essere ufficiale. Essa resistette però, valorosamente diretta da un nobile patriota, Vincenzo Duplancich, che vi commentava i moti liberali della Lombardia e del Veneto, meritandosi le sevizie della polizia austriaca. Nel 1850 la «Gazzetta» venne soppressa. Nell’aprile 1859, Luigi Fichert fondò la «Rivista Dalmatica», che portava, nel suo primo numero, un articolo programmatico del Duplancich di chiara affermazione italiana. Ebbe vita breve e, nel giugno 1860, fu sostituita dalla « Voce Dalmatica », che divenne ben presto la bandiera degli autonomisti, nella lotta contro l’annessione alla Croazia, commentandone le fasi con decisione e franchezza. Nella «Voce», nel 1862, anche Nicolò Tommaseo fece udire la sua parola autorevole, in favore della autonomia della Dalmazia. La «Voce » cessò di uscire nel 1863, e il suo direttóre Duplancich fuggì in Ancona, per sfuggire a un processo di alto tradimento. Ma già nel marzo 1866 le successe 'Il Dalmata», che cominciò prudentemente con un programma di conciliazione, per assumere un tono sempre più intransigente, colla prosa di Enrico Matcovich e di Arturò Colautti, agili polemisti e ardenti patrioti, che propugnarono l’esistenza di una nazionalità italiana in Dalmazia; principio che vi sostenne, più tardi (1885), con altrettanto vigore, il Lapenna, deputato del partito italiano al Consiglio dell’ Impero. « Il