41 La prima sensazione dello stato eccezionale la si ebbe la sera stessa, verso le ore 18 ; tutti i soldati che erano in libera uscita venivano fatti rientrare immediatamente nelle caserme. In un attimo, dalle calli, dalle piazze, dai pubblici ritrovi sparivano tutti i grigio verdi. Cominciava lo stato eccezionale anche per Zara. Il mattino seguente, per la chiusura dei confini decretata da Belgrado, i contadini non poterono venire in città per la vendita giornaliera dei loro prodotti, nè i cittadini di Zara poterono quindi recarsi al di là del confine. Le notizie che la radio trasmetteva erano di ora in ora più gravi. Il comunicato ufficiale sullo stato di guerra fra la Germania e la Jugoslavia e la dichiarazione del 6 aprile del nostro Ministero degli Affari Esteri, rompevano ogni indugio. Zara veniva quindi a trovarsi in piena zona di operazioni, col mare chiuso dall’arcipelago e con le migliori posizioni dell’ immediato retroterra nelle mani del nemico, con aeroporti ed aeroscali dai quali si poteva in pochissimi minuti raggiungere la città assediata. Sapevamo però quanto era stato fatto negli anni precedenti di apprestamenti militari a difesa di Zara ; sapevamo che una triplice, formidabile cintura di ferro proteggeva la città ; conoscevamo, soprattutto, l’alta competenza del Comandante del Presidio, Generale Giglioli, la profonda preparazione e l’altissimo spirito che animava i suoi magnifici soldati. Se tutto ciò contribuiva da un lato a mantenere la calma e la serenità negli spiriti, non era però umano esporre ai pericoli ed agli orrori della guerra donne, vecchi e bambini. Il Comitato provinciale di protezione antiaerea, aveva già da alcuni giorni predisposto lo sfollamento della città delle donne, dei vecchi e dei bambini. Avvisi affissi ovunque avvertivano che essi, volendo, potevano lasciare la città. E cominciarono, il 31 marzo, le dolorose partenze, rese ancor più penose per la traversata sul mare nemico, che si sapeva già insidiato, e perciò esposta a tutti i pericoli che potevano derivare dall’ imminente stato di guerra. A rendere più difficile 1’ esodo, contribuivano le condizioni atmosferiche ; vento rigido, pioggia dirotta, mare agitato. Navi medie e grandi si avvicendavano sulle rive di Zara; dalla mattina alla sera, lunghe file di donne, vecchi e bambini si incamminavano ai punti d’imbarco, portando seco quanto potevano. Fino alla mezzanotte continuava l’imbarco . della popolazione. I marinai degli equipaggi si prodigavano senza soste per aiutare i partenti, sorreggendo quelli che per età avanzata stentavano a camminare, trasportando a braccia altri che per infermità non potevano disimpegnarsi da soli, portando sulle braccia i bambini più piccoli. Già si sapeva che Ancona attendeva con commovente affetto i fratelli di Zara, e ciò serviva ad attenuare in parte il dolore dei partenti. Per molti di questi, era il primo viaggio che intraprendevano e la loro ansia, date le condizioni eccezionali, erano più che giustificate. Alcuni di questi, pur troppo, non facevano più ritorno. L’età avanzata, i timori, le preoccupazioni, ma sovrattutto il dolore di lasciare la casa, fiaccavano la loro debole costituzione. Riposano in altri cimiteri, dopo essere stati fatti segno, fino all’ultimo, alle più commoventi prove di affetto da parte di quelle generose popolazioni. 4