¡50 crescente più di tutte le altre di incendiarsi inutilmente senza essere scagliata contro il nemico, faceva sentire la sua voce di ferro e di fuoco. Triste bilancio delle vittime della giornata : due morti e tredici feriti. Zara aveva vissuto le ore più tragiche della sua storia ; s’era data in olocausto purché la fiamma non si estinguesse, purché rimanesse pura ed inco-taminata ; e la sua purezza era tutta nel bagliore delle fiammate che 1' avvolgeva, la sua indomabile volontà era nel canto di guerra dei suoi cannoni e delle sue mitragliere, era nell’ anima della sua gente, era nello stesso suo cielo, testimone di tanta fierezza e di tanto ardimento. Fierezza ed ardimento in quanti attendevano l’alba della resurrezione, serenità e fermezza coraggiosa nei pochi uomini e nelle molte donne e bambini, esempio a tutti 1’ Eccellenza Arcivescovo Pietro Doimo Munzani, che nel ricovero nei pressi della sua cattedrale trascorreva la giornata in mezzo ai suoi concittadini nella preghiera e nella parola di fede, di conforto e di certezza nella vittoria. Nella notte, si attendevano altri attacchi aerei. Non era possibile che il nemico si lasciasse sfuggire l’occasione per tentare altre imprese, tanto più che « era il più bel chiaro di luna, ed ogni oggetto si poteva distinguere, come di giorno ». Ma quella notte facevano buona guardia nel cielo di Zara le nostre squadriglie da caccia ed il nemico, vigliacco e pauroso, se ne stava ora rintanato. Il giorno seguente, giovedì santo, avrebbe dovuto segnare la fine di Zara. Trentacinque apparecchi, dislocati parte a Bencovazzo e parte a Zlosella, erano pronti e precipitarsi sulla città e compierne la distruzione. Ma i nostri bombar, dieri, avventatisi come falchi sulla preda, li distruggevano tutti, prima che avessero avuto il tempo di decollare. Zara era salva, e la sua gratitudine per l’Arma Azzurra non sarà mai bastante. A tutte le ore, il rombo dei motori empiva il cielo ed i nostri cuori ne gioivano, come di un canto di liberazione. Nel pomeriggio, due cacciatori indugiavano sulla città, sfrecciando a bassissima quota lungo la Riva Vittorio Emanuele 111. In un attimo, la Riva era piena di gente. Da dove ne era sbucata tanta? Tutti volevano salutare, tutti volevano gridare la loro gratitudine; ma per la commozione le grida uscivano roche e l’agitar di mani, fazzoletti e cappelli era il solo segno visibile delia riconoscenza verso l’Aia d’Italia, impersonata in quel momento nei due intrepidi ignoti. Presa rapidamente quota, gli aerei sparivano nell’azzurro, seguiti dallo sguardo commosso di tutti, finché il rombo si perdeva nell’ immensità dello spazio. LA RESURREZIONE « Aerei nemici hanno sorvolato Zara lanciando alcune bombe e causando qualche danno». Il comunicato n. 307 ascoltato per radio alle ore 13 del giovedì, ci aveva messi tutti in apprensione per gli assenti. Privi di notizie, che cosa ne avrebbero pensato? Tutti avrebbero voluto rassicurare i propri cari.