76 ra. Se il Danubio, giunto all’ altezza di Silistria, avesse proseguito direttamente il suo corso e fosse andato a sboccare presso l’antica Tomi (odierna Costanza), nessuno parlerebbe oggi di una Dobru-gia. Avendo, invece, questo importantissimo fiume fatto un brusco ripiegamento verso nord per riversarsi nel Mar Nero attraverso un delta enorme, s’ è formata tra il Danubio e il mare una regione avanzata alluvionale, di forma rettangotare, difficilmente accessibile da settentrione e da occidente (Dacia o Romania), aperta verso mezzogiorno e congiunta quindi quale « spazio vitale » colla Moesìa (Bulgaria), che ebbe sempre vita e nomi particolari, anticamente Scythia minor, oggi Dobrugia. 1 popoli di quelle regioni ebbero più volte a contendersela. Ci sono stati anche dei momenti nella storia nei quali la Dobrugia ha avuto un’importanza addirittura universale. Tale fu il caso, a noi più evidente, dei tempi di Roma, perchè la Scythia o Dobrugia costituisce un vero ponte per il passaggio dei pòpoli dalle steppe sar-matiche del settentrione verso le montagne balcaniche del mezzogiorno. Trajano, conquistata la Dacia, sentì il bisogno strategico di ostruire questo ponte contro la pressione dei barbari del suo tempo e costruì tre di quei famosi valla (dai quali forse presero il loro nome i vallacchi), uno a mezzogiorno del Dan-nubio, proprio attraverso la Dobrugia fra Silistria e Tomi.il secondo a settentrione del Danubio e il terzo più in alto ancora fra il Nistro e il Pruth. Caduti qualche secolo più tardi i difensori, caddero anche i valla e così la Dalmazia pure, nel sec. V-V1I d. C., fu invasa e devastata dai barbari calati attraverso la lontana e indifesa Scythia minore. Un episodio della lotta locale e internazionale per la Dobrugia si è ripetuto ai giorni nostri. Di questo si occupa Luigi Saporito nel presente opuscolo per indicare agli italiani, senza far torto ai Romeni, che la Dobrugia spetta di diritto ai Bulgari. La Dobrugia era stata considerata terra bulgara anche dai Romeni. Furono le Grandi Potenze che nel trattato di Berlino del 1878 assegnarono alla Romania la Dobrugia settentrionale col porto di Costanza quale sbocco al mare, in compenso della Bessarabia che la Russia si era presa dopo le guerre napoleoniche. Le vicende delle guerre balcaniche del 1912-1913 spinsero la Romania a compiere un atto d’imperio e ad annettersi, per ragioni strategiche, anche la Dobrugia del Sud. Coll’ingrandimento ottenuto dopo la grande guerra mediante l’annessione della Bessarabia, la Romania era diventata la guardiana di tutti quei tre valla. Il riordinamento dell’ Europa, iniziato di recente dalle potenze dell’Asse Roma-Berlino, ha permesso alla Russia di riprendersi la Bessarabia ed ha consesso, col lodo di Vienna, la restituzione della Dobrugia del sud alla Bulgaria. Ora la Romania possiede solamente il valium meridionale. Le due modifiche sono avvenute nel nome della giustizia etnica. Non le vogliamo discuter dal lato degli interessi locali. Quegli italiani però, che considerano le cose balcaniche dal « faro » di Zara, non possono far a meno di constatare come il diaframma delle foci del Danubio, che tutelava indirettamente anche la Dalmazia contro la pressione slava, sia stato riassottigliato e riportato nelle condizioni anteriori al 1912.