48 zia. Zara restava incrollabile, forte della sua fede, del suo buon diritto; era riuscita a sfuggire anche alla rete tesa a Rapallo, ed era quindi giusto, nella mentalità del nemico, che ne subisse prima o poi l’inevitabile, feroce vendetta. Questa volta, la marcia su Zara e la sua conquista erano considerate come una semplice passeggiata, quasi che la città volesse senz’ altro aprire le porte agli invasori. Ma non teneva conto il nemico, nella sua cieca albagìa, dello stato d’animo della popolazione, a tutto decisa pur di non cedere, nè della difesa della città affidata al valore dei nostri soldati e soprattutto a quello del loro Comandante, Generale Giglioli. Poco più di un’ora era trascorsa, quando — verso le 11,15 — altro rombo di motori, altro segnale d'allarme ed immediata reazione della contraerea. Un’altra squadriglia di tre apparecchi era nel cielo di Zara, un’altra volta il nemico tornava all’assalto. E questa volta le conseguenze erano gravi. Appena sorvolato il cimitero, la squadriglia cominciava a sganciare il carico di bombe. Case di abitazione colpite in pieno, sventrate, altre danneggiate gravemente. Una delle tre case popolarissime nel rione « Costanzo Ciano », di recente costruzione, quasi distrutta ; una modestissima casetta schiantata di colpo, e qui trovavano la morte le due sorelle Ticina, erbivendole; altre case scoperchiate ; nell’ interno, tutto frantumi e rovine ; mobilio ridotto a cumuli di informi rottami, porte e finestre scardinate. Una bomba, lanciata sulla Casa della G.l.L. e scoppiata dietro il Campo sportivo, produceva il crollo del soffitto e la devastazione della palestra, oltre ad altri danni ; una casetta poco distante, abbattuta sino alle fondamenta. Fortunatamente non veniva colpito il vicinissimo Ospedale Provinciale, ma 1’ edificio riportava vari danni nell’ interno. Mirabile il contegno dei malati e di tutto il personale sanitario, che in quei tragici momenti mantenevano la calma più assoluta. Un’altra bomba, diretta contro la Centrale Elettrica, sprofondava nel fondo melmoso del mare, senza scoppiare. Preso di mira il Ponte del Littorio, che ad altro non serve che al pacifico transito dei cittadini fra la Riva S. Rocco e la Riva Cristoforo Colombo, le bombe fallivano il segno, cadendo in mare. Il centro della città diventava il campo preferito d'azione. Una bomba esplodeva in calle del Conte, devastando le due case d’angolo con la calle del Paradiso, frantumando tutto all’ interno e scagliando lontano porte, finestre, tegole ; il basamento in pietra bianca del Comune, scheggiato e lesionato ; danneggiati ed in parte distrutti alcuni locali del Comune e dell’ annessa Biblioteca « Paravia », botteghe e negozi resi cumuli di macerie. Paiti-colare curioso : in Piazza dei Signori, saltavano quasi tutti i vetri dell’ orologio sulla Torre della Gran Guardia; ma l’orologio, da buon filosofo, aveva continuato, imperturbabile, a segnare ed a battere le ore. Nella vicina calle del-I’ Ospedale vecchio, le scheggie delle bombe devastavano i locali dell’Ambula-torio comunale; poco più avanti, in calle del Teatro vecchio, la casa n. 10, colpita in pieno, sventrata sino alle fondamenta ; una larga breccia si produceva nel muro posteriore del Teatro Nazionale, che riportava gravissimi danni all’in-