27 dal romanico, ritemprano il loro gusto ai monumenti gloriosi dell'arte classica, che infiorano della loro austera bellezza le loro città marinare, e ne traggono gli elementi della nuova arte, che imprimerà il suo suggello sulla Cattedrale di Sebenico e impronterà di sè tante opere egregie nella Penisola, infondendo un soffio nuovo di vita nell' arte italiana. Giorgio Orsini di Zara (1400-1475), venne, da Venezia, dove passò la sua giovinezza, invitato a Sebenico, per completare 1’ opera di Antonio delle Masegne, che si era mostrato inetto a costruire e decorare degnamente il Duomo di quella città. Ma il genio dell’ Orsini non si adatta all’ umile compito e dà libero corso al suo istinto di artista. Educato alla pura linea classica, rinnova dalle fondamenta il progetto iniziale e, da quello che sarebbe riuscito, sotto le mani di Antonio^ un mediocre tempio gotico, egli fa nascere uno dei capolavori più chiari dell’ arte dalmata del Rinascimento; perpetuando i motivi ornamentali della romanità, con certa po|en^ di Venezia, alla cui creazione egli contribuì efficacemente. Una schiera Santa Maria delle Benedettine di eletti discepoli lavora con lui intorno alle opere egregie, si educano alla sua visione grandiosa e la impongono ovunque, con quei segni, che possono dirsi caratteristici della nostra arte dalmata del Rinascimento. Essi diffondono in Dalmazia, a specchio del mare latino, l’audacia delle sue sagome, la potenza delle sue cupole e delle sue coperture a blocchi, la grazia dei suoi festoni, la vivacità dei suoi putti, nell’ architettura e nella scultura, e sono : Giovanni di Scardona, Andrea Alessi, e quel Nicolò Fiorentino, continuatore dell’ opera di Giorgio a Sebenico e autore della mirabile Cappella di S. Giovanni Orsini nella Cattedrale di Traù. Opera sua ancora e del Maestro è il restauro del Palazzo dei Rettori di Ragusa ; nel suo piccolo un gioiello perfetto quanto quello dei Dogi di Ve-