25 ha una profonda comprensione dei suoi problemi, che egli ha sviscerati in volumi ponderosi e in una infinità di articoli, apparsi su riviste e giornali, contribuendo, come pochi, a diffondere la conoscenza di quel settore europeo, che acquista sempre maggiore importanza per l’avvenire d’ Italia. La stessa competenza egli rivela nei suoi lavori di storia politica della Dalmazia, ed è in via di pubblicazione un suo libro, molto atteso, su Roberto Ghiglianóvich e l’irredentismo dalmata. Di argomenti analoghi, con non minore acume e informazione, tratta Umberto Nani, giornalista brillante e battagliero, nei suoi lavori apprezzati sull’ Oriente Europeo. Di storia pure ha scritto e di politica Alessandro Dudan, oggi Senatore del Regno, in compenso dei suoi meriti patriottici, il quale si è dedicato, però, con appassionato fervore allo studio della storia dell’ arte dalmata. Con originalità di vedute e con acume critico, sulla base di un materiale ricchissimo, egli ha stabilito, in questo campo, dei punti fermi, che ne illuminano il significato, le origini e le fasi di sviluppò, in modo che la sua « Storia dell’ arte italiana in Dalmazia» resta un monumento di grande interesse e importanza. Anche lo zaratino Arturo Cronia, professore di slavistica all’ Università di Padova, ha dedicato parte della sua eccezionale attività alla storia patria, nel suo libro sull’ « Enigma del glagolismo » e in altri studi ; ma la fama maggiore gli viene dai suoi lavori di slavistica, molto apprezzati anche oltre confine, nei quali egli afferma l’influenza decisiva della cultura italiana su quella slava in Dalmazia. L’ arte In nessun campo dell’ attività spirituale si rileva con maggiore evidenza l’eredità di Roma in Dalmazia, quanto in quello dell’arte. Le linee e le forme, che si sono immortalate nelle sagome dei monumenti di Salona, di Nona, di Spalato, i cui resti imponenti ci commuovono ancora, si sono perpetuate, per un’ intima legge di spontaneo sviluppo, ispirando gli artisti a nuove creazioni • originali, che portano i segni del genio di Roma, ma si improntano a un proprio ideale di bellezza, che si manifesta con linee proprie, in forme nuove, veramente dalmatiche. Quell’ autonomia di elaborazione, che abbiamo rilevato nella lingua e nei costumi, si afferma soprattutto dunque nell’arte, dove la Dalmazia ha donato tanto all* Italia, e fra i suoi frutti più belli, ripetendo, con spirito proprio, i motivi che la civiltà latina di Augusto, di Traiano, di Diocleziano vi avevano indelebilmente impressi nella pietra dura delle sue cave inesauste. Le quali diedero ancora la stessa pietra ai lapicidi, che ripresero lo scalpello, quando si placò 1* immane uragano barbarico delle invasioni, che avevano raso al suolo i monumenti e le gagliarde architetture romane nelle città distrutte. Dai motivi impressi sui lamentosi ruderi, essi trassero ispirazione per la loro arte, fondendoli in un volto nuovo, ma pur sempre latino. 9