53 costrizione avrebbe potuto mutare ; le più maschie e forti virtù si acco-piavano in lui alla più squisita sensibilità ; fu austero e cortese, vario, pronto, acuto, mordace. 1 suoi discepoli dissero di lui che non raffazzonava parole e libri ma creava anime ; e appresero da lui la sua essenziale idea: «cogliere i lineamenti di una fenomenologia interiore della anima, sorprendere la vita nelle sue credenze e nei suoi scetticismi, nelle sue speranze e nei suoi timori, nei suoi impulsi generosi e nei suol egoismi ». Nel suo sistema la scienza si alleava all’ ispirazione. Quelli che lo conobbero, dissero eh’ egli seppe tutto perdonare al-l’infuori della « meschinità procacciante dell’ ipocrita e vile menzogna » e che in quei momenti risorgeva in lui 1’ antico spirito del combattente ed erano allora « scrosci di passioni violenti e subiti sdegni, correva la sua parola oltre il volere, ironica ed amara, a fustigare acerba nel vivo ». Anche la figura del frate Lino Maupas, morto a Parma in fama di santità, è tipicamente dalmata ; 1’ ambiente ha avuto ragione della sua origine francese. D’una onestà adamantina, d’ una bontà sovrumana ma libero emancipato ardente d’una carità pratica che arrivava sin negli angiporti e nei postriboli, imitando Cristo e Francesco; rozzo, sfaticone, pur non sapendo cucire insieme due parole con garbo per una sia pur modesta spiegazione del Vangelo, finì per palesarsi un meraviglioso conquistatore di folle ; i suoi biografi dicono che spesso « esorbitava, a sua insaputa, dalle buone regole della normalità»; che «tendeva al procedere un tantino libero sicché non sempre incontrò le incondizionate simpatie dei superiori ». Tutta la sua vita fu una alta poesia perchè sono le cose e non le parole a creare l’indefinibile atmosfera che si chiama poesia. Fu l’arruffato scarno ardente frate Lino una singolarissima figura di santo, bizzarramente benefica, ingenuamente spregiudicata, eccezionalmente virtuosa, eppur viva e palpitante di umana verità. Fu uomo di Dio e di popolo ; e il popolo parmense ha già creata la leggenda... : « frate Lino prima d’ esser il fraticello dei Minori, era stato... un principe dalmata-gran signore irrequieto e tempestoso... protagonista di un dramma di passione... ». In tempi a noi più vicini la personalità che racchiude in sè le maggiori prerogative del temperamento dalmata, scriveva, in una lettera privata, di sè stesso, cosi: «dalmata sum », che è quanto dire spirito libero e franco e incomodo e seccante, a « Dio spiacente ed ai nemici sui » per questo grandissimo amore della verità e della giustizia che governa -ogni mio atto e ogni mia parola ». E Arturo Colautti è dalmata perchè per i suoi ideali politici ed artistici combattè colla parola, colla penna e colla spada durante tutta la sua tormentata esistenza, perchè colpito da profonde sciagure si mantenne sempre integro, perchè d’ingegno fertile e audace lasciò innumerevoli scritti e non un capolavoro ; il suo capolavoro