66 LA JUGOSLAVIA CHE FU Era nata il Io dicembre 1918 sotto una cattiva stella, prematuramente e affetta da tabe ereditaria. Mi spiego: Come per la maturazione del feto nell’alvo materno occorrono i 9 mesi, così anche per la vitalità dei popoli da riunirsi in uno Stato è indispensabile la maturità storica. E nel caso dell’unione dei Serbi, Croati e Sloveni, alla data ora indicata, questo processo era iniziato, ma non perfetto. Serbi, Croati e Sloveni erano vissuti per secoli divisi, estranei, spesso nemici. La politica dell’Austria li aveva avvicinati, ma non fusi, nel primo decennio di questo secolo. Per amalgamarli sarebbero occorse delle persecuzioni continuate sul tipo di quelle adoperate dall’Austria nel Lombardo-Veneto e nelle due Venezie, tridentina e giulia. Invece l’Austria aveva favorito gli Sloveni ed i Croati, offrendo ai primi Trieste, ai secondi l’Istria, la Bosnia, l’Adriatico. Soltanto l’irredentismo serbo e gli idealismi panslavi avevano creato nelle classi alte dei tre popoli una vaga aspirazione teorica ad unirsi in uno Stato, i cui confini e le cui fondamenta costituzionali avrebbero dovuto essere affidati al tempo. Infatti i malintesi, i dissensi, le lotte fra Croati e Serbi, scoppiate durante la grande guerra in seno al Comitato jugoslavo e fra questo e il governo ufficiale serbo di Pasic, sono state superate momentaneamente coll’ inganno, con riserve mentali, con compromessi non sinceri, e sopratutto per la pressione di fattori estranei, che citerò fra poco. La morte dell’Austria ha messo al mondo un feto di 7 mesi, paffuto solo in apparenza, tarato invece da un male che non perdona, il morbus balcanicus. Questa malattia ha la particolarità di far crescere, giganti, i monti, gli alberi e gli uomini, ma di render nani i popoli. Era stata essa la causa della vita effimera dei regni formati dai Croati, dai Serbi, dai Valacchi, dai Bulgari, dai Greci (per non parlare della frantumazione del popolo albanese) e che aveva fatto affievolire la fibra guerriera dei Turchi. Era stata anzi fatale perfino a quell’ organismo ben più robusto, dell’ Impero