32 prezzatissimo dal Tiziano e dal Tintoretto, ai quali è vicino per la potenza, la luce e la pastosità dei suoi colori. Le sue opere adornano molte chiese di Venezia e i musei d’Europa, mentre nessuna tela gli può essere attribuita in Dalmazia. 1 suoi quadri sono davvero poemi di luce, in cui la grazia della pittura veneziana trova novità di vigore e di vita, e il paesaggio una tonalità di sentimento così originale, quale appena i moderni hanno potuto realizzare e ottenere. Nei secoli seguenti 1’ arte figurativa in Dalmazia non ebbe rappresentanti eminenti ; bisogna giungere al XIX per trovarvi un artista valente, quale il pittore Francesco Salghetti-Drioli, che si acquistò fama come illustratore di quadri storici ; al pari di Giovanni Squarcina ( 1825-1893), che raggiunse vastissima popolarità col suo quadro L'Abiura di Galileo, che ha avuto 1’ onore di una infinità di riproduzioni. Pittore delicato, ch’ebbe larga notorietà in Italia, fu Roberto Ferruzzi di Sebenico, autore della celebre Madonnina e del quadro Verso la luce. Pittore di affreschi e di quadri religiosi è Fossombrone di Zara, in cui traspare un interno inquieto misticismo di anima ; mentre colorista vivace è il Persicalli, pure di Zara, che ha avuto lusinghieri successi in varie esposizioni. Architetto di chiara fama è M. Fasolo, professore all’ Accademia di Belle Arti di Roma, il quale ha al suo attivo parecchie costruzioni di linea artisticamente severa, fra queste l’imponente edificio del nuovo Municipio di Zara. Parecchi giovani, particolarmente scultori, si sono affermati nelle ultime Mostre Sindacali Giuliano-Dalmate. Poco sviluppo ha avuto in Dalmazia l’arte musicale. Pochi sono i musici che hanno lasciato traccia, se si eccettua lo spalatino Francesco Suppè (1820-1895), che musicò la popolare opera comica II Boccaccio. Però l’amore per il teatro è stato sempre vivo nei Dalmati, ed ogni centro maggiore ne ebbe uno: Spalato, il Teatro Ristori, poi il Teatro Baiamonti, dopo l’incendio di esso, il Teatro Comunale; Zara, il Teatro Verdi, che successe a quello dei Nobili, nel 1865; Ragusa, il Teatro Gondola, e Sebenico, quello Mazzoleni. La Dalmazia ha dato al teatro lirico italiano, nel secolo scorso, dei celebri cantanti, quali il tenore Francesco Mazzoleni e sua nipote Ester, e, al teatro drammatico, un grande comico, Antonio Papadopoli (1815-1899). La scienza Il contributo dei Dalmati alla scienza italiana fu anche maggiore di quello dato da essi alla letteratura ed all'arte, la fama dei nostri scienziati varcò sovente gli stessi confini d’Italia, e ne fece espandere il prestigio lontano nel mondo. Parlare di una scienza o di una speculazione dalmata sarebbe presumere troppo da questa striscia di terra, costretta fra monte e mare, battuta da tant’onda di storia ; ma a momenti si sono pur levate, qua e là, in queste nostre città vetuste, che sembrano avulse dal mondo, e sono pronte ad accogliere ogni soffio di