22 momento la storia assunse, come la letteratura, spesso una tonalità polemica e servì a sventare le insidie, le falsità e le storture della fucina accademica di Zagabria, tutt* intenta a scalzare le salde radici italiche della Dalmazia. Grandeggia agli albori del secolo Vincenzo Drago (1819-1886) da Cat-taro, la cui « Storia della Grecia antica » fu considerata dai competenti un’ o-pera insigne. Di storia piemontese scrisse Pier Alessandro Paravia; e Giuseppe De Leva (1825-1895), zaratino, insegnante di storia all’Università di Padova, ebbe fama per la sua dotta e fondamentale opera sulla « Storia documentata di Carlo V in correlazione coll’ Italia ». Il massimo storico, che la Dalmazia abbia dato all’ Italia nel XIX secolo, fu Carlo Tivaroni da Zara, il quale, garibaldino e patriota ardentissimo, colla sua « Storia critica del Risorgimento italiano » ha dato racconto documentato ed intero di tutto quanto in Italia, dalla Sicilia al Piemonte, si fece per la sublime idealità della Patria. Accanto a questi storici di più larga visione, abbiamo altri, che si dedicano più esclusivamente alla loro terra dalmatica, ne illustrano le vicende e la gloria dei monumenti. Così Francesco Carrara e Francesco Lanza, di Spalato, si dedicarono, con passione allo studio e all’ esplorazione delle antichità salonitane e spalatine; anzi, al secondo, Spalato deve la istituzione del suo museo archeologico (1818). A Zara, hanno raccolto un prezioso materiale storico, in faticose ricerche d’archivio, Giuseppe Ferrari Cupilli e Federico Bianchi, che hanno lasciato opere, che sono ancora fonti apprezzatissime dagli studiosi ; a Sebenico, infine, Antonio Galvani, nei suoi libri, che hanno salda documentazione, pubblicò documenti vari e notizie. Esploratori sagaci e instancabili dei patri archivi sono stati Tullio Erber, Giuseppe Gelcich, il Sabalich e il Bene-venia, i quali in scritti vigorosamente polemici hanno difeso l’italianità della loro terra. Fra questi ultimi, particolarmente interessante la figura di Giuseppe Sabalich, scrittore forbito di nitide monografie storiche, illustratore delle antichità artistiche di Zara, e autore di quella « Cronistoria aneddotica del nobile teatro », in cui si rispecchia tanta parte di un intero secolo della sua città. Alla scuola del Carrara e del Lanza si era formato Giovanni Devich di Spalato (1831-1906), apprezzato archeologo, che svelò il suo talento in svariati studi e in dotte dissertazioni sui monumenti di Salona, che si stavano allora disseppellendo, Ebbe particolare successo quale paleografo, riuscendo a scoprire a Spalato alcuni manoscritti di eccezionale importanza, che provocarono interesse e discussioni vivissime. Egli va ricordato soprattutto per i suoi « Documenti per la storia di Spalato », usciti in parte nel battagliero giornale del Baiamonti, come una dotta, coraggiosa, seppure disperata difesa, del Municipio italiano. Ma, fra gli storici degli ultimi decenni, eccelle sopra tutti, per severità di metodo, Vitaliano Brunelli (1848-1922), nativo di Ancona, il quale passò tutta la vita a Zara, dove ebbe a subire durante la grande guerra, per il suo