53 La mattina del sabato santo, 12, alle sei precise, il rombo delle artiglierie avvertiva che le operazioni erano iniziate. Si seppe subito che il pontone armato della R. Marina sparava i suoi colpi da 149 sul S. Michele, mentre altre batterie dirigevano il fuoco su probabili obbiettivi militari di Oltre e Cale, senza però danneggiare minimamente i caseggiati civili. Un’ altra volta eravamo ancora sulla Riva, per vedere, quantunque le pattuglie facessero di tutto per farci rientrare, perchè — dicevano — le sorprese possono aspettarsi sempre e qualche sventagliata di mitragliatrici poteva fare piazza pulita di tutti noi, Resistemmo alle esortazioni e tenemmo duro per goderci l’insolito, anzi l’unico spettacolo. » Le granate del pontone armato esplodevano sul sentiero che conduce al S. Michele ; il tiro diventava sempre più lungo, fino a raggiungere il castello. Alla loro volta, le batterie del fronte a terra battevano postazioni nemiche ed incroci stradali. Nel frattempo si era saputo che le nostre truppe, al comando del colonnello Morra, con alla testa carri armati e bersaglieri, avevano varcato il confine ed iniziato la marcia, abbattendo le prime resistenze. Un’ ora e mezza circa durava ii cannoneggiamento; verso le 7,30 delle « gaete » e vela, a remi, a motore, con drappi bianchi alzati a prua, uscivano da Oltre e da Cale, dirigendosi a tutta forza in direzione della Fossa, mentre altre bandiere bianche si vedevano sorgere qua e là lungo i villaggi dell’ isola. E poiché fra gli spettatori la facezia e la satira non mancavano mai, si diceva che quei drappi bianchi erano le nostre lenzuola, date da lavare alle lavandaie e non potute restituire per le sopravvenute operazioni di guerra .... I parlamentari, che erano borghesi, appena giunti alla Fossa, venivano subito messi a contatto con le autorità militari ; erano venuti ad offrire la resa incondizionata ed a chiedere la cessazione del fuoco e la immediata occupazione dell’isola da parte delle nostre truppe, occupazione del resto già decisa, perchè alla Riva Derna erano pronti reparti da sbarco costituiti da fanteria, milizia, marina, reali carabinieri e militi portuali, una settantina di uomini, che prendevano imbarco su due motopescherecci armati, preceduti da un mezzo della R. Marina. Alle ore 11, la piccola flottiglia partiva, con il tricolore al vento ed al grido di Viva il RE, viva il DUCE ! Qualche sorpresa non era però da escludersi da parte del presidio di Oltre, per cui il pontone armato sparava ancora qualche colpo sul S. Michele, in segno di avvertimento. Alle 11,30 circa, la flottiglia giungeva ad Oltre. 11 maggiore, comandante del presidio, ritenuto vano ogni tentativo di resistenza, dichiarava la resa incondizionata. Subito veniva preso possesso dell’isola in nome del RE IMPERATORE mentre, abbattuto il tricolore jugoslavo, veniva alzato, con gli onori militari, il tricolore d’Italia. Alle operazioni delle Forze Armate ed alle disposizioni delle Autorità, largo contributo dava la Federazione dei Fasci di Combattimento della Dalmazia. Ancora prima del giorno 6, la Federazione aveva mobilitato tutti i suoi quadri, benché notevolmente ridotti, per i richiami sotto le armi. In tutti i set-della vita civile e militare, gli organizzati davano la loro entusiastica collaborazione,