56 trasto fra il carattere dei dalmati e quello dei greci dello Jonio, soggetti ambidue a Venezia, ma tanto leali i primi, quanto subdoli, falsi e traditori i secondi. Anche in altre opere drammatiche vennero magnificati il valore e la nobiltà di carattere dei dalmati, come nell’ « Eroe dalmata » di Giovanni Greppi (1793), nell’ « Eugenius Skoko » di Hausler drammaturgo tedesco del Settecento e infine nei « Dalmati » di Francesco Dall’ Ongaro (1853) ove il poeta di Oderzo, prendendo 1’ argomento dallo scoppio della fregata « Danae » nel porto di Trieste e descrivendo il malcontento dei vecchi marinai dalmati per la dominazione francese « fa una pittura di alcuni caratteri propri di quella forte e generosa nazione ». Abbiamo da principio osservato che quando qualche romanziere o novelliere deve inserire nelle sue opere di tutta o mezza fantasia, per esigenze della trama, qualche personaggio dalmata, lo descrive sempre ascrivendogli uno o più tratti caratteristici di tutto il complesso delle qualità fisiche e morali che in massima costituiscono la natura dei dalmati. Citeremo, a solo titolo d’esempio, alcuni pochi casi, lasciando ai lettori tutto il piacere di scoprire, nelle loro varie letture, a decine gli esempi comprovanti la verità di tale nostra facile ed ovvia osservazione. In « Thaì's » capolavoro di France, la maliosa danzatrice egiziana, avvince ed aggioga ogni uomo colla sua sovrumana bellezza, ed è solo un « Dalmata » che la respinge. Una nobile qualità, che spesso accompagna gli ingegni dalmati, il disinteresse, la libertà d’azione, la reazione ad ingiuste costrizioni, ci sembra rispecchiare bene questo raccontino del panziniano « Ritorno di Bertoldo»; racconta Panzini di ricordarsi sempre quello che “un professore sapiente che era di Dalmazia rispose a un suo scolaro; questi era un figlio di un uomo potente e vestiva riccamente. Quel professore portava uno stinto stretto pastrano col bavero di velluto consumato. Non ricordo per quale ragione fece qualche rimprovero a quel giovane. Questi se ne risenti alteramente « e minacciò il professore dicendogli di potergli fare molto del male ». Quel vecchio guardò lui e rispose : « Anche una formica può farmi del male ». E continuò come se quelle parole fossero state una continuazione della sua lezione di filosofia „. Nei « Re in esilio », il romanzo di Daudet saturo di personaggi, avvenimenti ed intrighi, dei due spodestati governanti d’ un ipotetico regno d’Illiria, il re è descritto smilzo, flessibile, pallido, irresoluto ; la regina come « una dalmata robusta con una espressione di serietà, dai gesti parchi, insomma il vero uomo dei due; dalle dita fini ma dalla palma forte che accarezzando riusciva sempre a comunicare una benefica energia ». La goldoniana Zandira e questa regina da romanzo, ci ricordano che, in Dalmazia, anche nelle donne si può scorgere una singolare fisonomia e inclinazioni tutte particolari, ma per il nostro limitato assunto non è il